La sicurezza stradale sia la priorità di ogni Paese

Ho assistito ad una trasmissione in RAI sul tragico incidente di Roma che ha strappato a cinque famiglie queste giovani vite ed un sesto giovane sta lottando tra la vita e la morte. Quello che mi ha sinceramente impressionato è stata la dinamica dell’incidente. Un’auto di piccola cilindrata con a bordo sei ragazzi si è ribaltata e si è praticamente frantumata contro un palo della luce. Ma oltre alla dinamica mi ha colpito la ricostruzione fatta in studio dal giornalista che commentava e che cercava di sottolineare le responsabilità della pubblica amministrazione su un tratto definito maledetto e teatro di un incidente analogo quindici anni prima. La tragedia ha fatto irruzione anche nella campagna elettorale per le Regionali. E tutti chiedono sicurezza e misure mirate per una sinergia tra istituzioni, scuola e società civile. Una sofferenza grande vedere quelle giovani vite spezzate che mi ha rinnovato un dolore che sembrava sopito. Ho diretto per sette anni la Polizia Stradale in Regioni come le Marche ed il Piemonte e la Valle d’Aosta. Ho sentito parlare il criminologo, un giudice ed alcuni ragazzi. Ho ripensato alle tante campagne sulla sicurezza stradale di cui mi sono occupato negli anni di servizio attivo quando con i miei collaboratori uscivo la sera alle 23,00 rientrando al mattino dopo alle 7,00.

E’ difficile parlare avendo davanti la morte di giovani che potrebbero essere tuoi figli ma vogliamo dire in maniera chiara che cosa succede, abitualmente, nei fine settimana in tante città d’Italia? Certo, si debbono costruire strade con materiale drenante, si debbono istallare, ove possibile, dispositivi per rallentare e si può anche mettere ogni 100 metri un dispositivo per verificare i limiti di velocità. In molti Comuni questi dispositivi vengono installati nei posti più improbabili ma servono per fare “cassa” e a fine anno le tante multe rimpinguano le casse comunali. Ma vogliamo dire che l’incidente stradale è sempre frutto di un errore umano? Di una imperizia o negligenza che nulla hanno a che fare con la buona o cattiva sorte?

Vogliamo dire ai giovani, ma anche agli anziani, che se ti metti alla guida di un’auto devi essere lucido perché, se non lo sei, rischi di diventare pericoloso per te stesso e per le persone che sono costrette ad usare la strada per andare a lavorare? Perché mentre ci sono giovani che tornano dalla discoteca alle quattro o alle cinque del mattino c’è anche qualche povero cristo che a quell’ora esce da casa per andare a lavorare! Vogliamo dire chiaramente che la vita per tutti è un dono dato in prestito e che il Signore non è un usuraio che ce la richiede con gli interessi, ma ce l’ha donata perché possiamo poterla vivere fino in fondo? Si può pensare che le strade comunali debbano essere dei circuiti ove poter correre all’impazzata?

Il giornalista, nell’intervista, ha domandato a coloro che assistevano alla trasmissione: “Ma tu quanti controlli hai avuto dalla Polizia?”. Insomma l’attenzione del giornalista era rivolta alla critica dell’Amministrazione Statale e Comunale: il tratto è pericoloso, ci sono stati due incidenti mortali in quindici anni, le pattuglie di polizia e carabinieri non esercitano i dovuti controlli, e quindi. Leggo che rispetto all’anno passato nel 2022 i morti da incidente sono stati 1489, il 7,8% in più rispetto all’anno precedente.

I numeri indicano che sulle strade italiane si muore di più rispetto a 14 Stati europei. Secondo i dati statistici la principale causa di incidentalità è la distrazione, la stanchezza e la sonnolenza durante la guida. Se esci da una discoteca alle 4 del mattino hai difficoltà anche a vedere la strada e se durante la serata hai fatto tre o quattro bevute come puoi pensare di non causare un incidente stradale?

L’Unione Europea si è posta come obiettivo 0 morti nel 2050. E’ evidente che saranno in pochi quelli che potranno verificare se l’obiettivo verrà raggiunto. Fatto è che la sicurezza stradale riveste un ruolo decisivo in ogni Paese e non è possibile assistere a questa vera e propria strage. Si dovrà lavorare molto in tema di cultura della sicurezza e si dovrebbe fare molto altro in tema di sicurezza passiva, approntando strade sicure che possano essere dotate di attenuatori d’urto e terminali di barriera.

Sicuramente se un’auto affronta una curva a forte velocità e con terreno scivoloso è destinata a sbattere contro un palo, ma se avessimo come alleati lungo le strade i guardrail e new jersey in presenza di pericoli ripetuti nell’incidente le conseguenze dell’impatto potrebbero essere attenuate. Vanno sicuramente attuate misure di sicurezza eguali per tutti gli Stati Uniti d’Europa, con limiti di velocità standardizzati e disposta la tolleranza zero per la guida in stato di ebbrezza. Anziché costruire dispositivi sempre più intelligenti per le armi da guerra che si lavori su dispositivi che riescano a controllare il tasso di alcol quando l’autista si pone alla guida dell’auto. E, se non regolare, l’auto lo costringerà non partendo, ad abbassare il sedile e a farsi una dormitina nei pressi della discoteca. Magari il giovane rischierà di prendersi un raffreddore se d’inverno, ma non rischierà la vita propria e degli altri. I conducenti siano controllati, ma siano anch’essi controllori denunciando quei tratti di strada pericolosi che le Pubbliche Amministrazioni sono obbligate a mettere in sicurezza e che, in caso di incidente mortale, siano inchiodate alle proprie responsabilità. Che vi sia anche assunzione di responsabilità da parte dei genitori.

Il lunedì mattina, dopo i controlli della Polizia Stradale per evitare “le stragi del sabato sera”, davanti al mio ufficio c’era la fila dei genitori che venivano a piangere perché al figlio era stata ritirata la patente da qualche operatore ritenuto troppo zelante. E la patente gli serviva per lavorare. La mia risposta al genitore era sempre la stessa e da manuale. “Ma lei cosa preferisce? Vedere suo figlio tornare a casa senza patente oppure vedere la patente che le viene portata a casa da un agente perché suo figlio è morto?”. Il più delle volte il papà o la mamma abbassava la testa ed usciva dalla Caserma.