Rosatellum 2.0, occhio alle fronde

Se sia davvero la volta buona è difficile dirlo. Stavolta, però, gli indizi iniziano ad essere seri e concreti. Quanto meno di una presunta unità d’intenti. E cosi ad inizio ottobre, probabilmente il 4, ma l’indicazione è di provare già qualche giorno prima, la legge elettorale potrebbe diventare il centro del dibattito politico.

Il 26 settembre è in agenda la conferenza dei capigruppo che dovrà stilare il calendario del mese, ma secondo le voci di corridoio l’intenzione del Pd e delle altre forze che hanno messo la firma sul “Rosatellum bis” è quella di arrivare al blitz in tempi brevissimi, anche per avere la possibilità di poter disegnare i collegi. Non più quindi il 12 ottobre come si era preventivato in un primo momento. E anticipare i tempi vuol dire mettere anche in conto l’eventualità che il Senato possa modificare il testo e prevedere quindi la necessità di un altro passaggio alla Camera.

Solo come eventualità residuale viene considerata l’ipotesi, qualora la partita si dovesse complicare subito a Montecitorio, di spostare il campo di gioco proprio a Palazzo Madama. Le forze politiche che hanno sottoscritto il patto sul “Rosatellum” possono contare su quasi 440 voti alla Camera. Un fronte che dovrebbe essere rassicurante ma che potrebbe non esserlo. Perché la convinzione è che possano prevalere logiche personali nei voti segreti e non indicazioni di partito. Per di più l’affossamento in Aula di qualche mese fa del “Tedeschellum” frena gli entusiasmi, porta i leader dei vari partiti a non metterci la faccia.

Non a caso a parlare sono le cosiddette seconde linee, anche se danno indicazioni forti. Come nel caso di Massimo Parisi, braccio destro di Denis Verdini. “Il Rosatellum 2.0 con la quota maggioritaria è un passo avanti rispetto al proporzionale”, spiega l’esponente di Ala, componente della commissione Affari costituzionali della Camera, preannunciando un voto favorevole del suo gruppo. “A mio giudizio i 231 seggi uninominali non assicurano tuttavia la governabilità. Vista l’ampia quota proporzionale occorre pensare ad un premio di governabilità, come in Grecia, con un numero fisso di seggi. Presenteremo degli emendamenti in tal senso“. E se non dovessero essere approvati? “Naturalmente riuniremo il gruppo e valuteremo“, risponde Parisi, “ma il nuovo testo è un passo avanti e credo che non faremo mancare il nostro appoggio”. Il che è particolarmente significativo, soprattutto al Senato.

Il 26 settembre, salvo sorprese, verrà adottato il testo base presentato in Commissione affari costituzionali, e l’indicazione è che chi è a favore del “Rosatellum” avanzi poche proposte emendative. Ma i tranelli sono dietro l’angolo e possono prendere forma sul tema delle preferenze o sul voto disgiunto, oppure essere legati a forme di malessere coincidenti con la manovra. “Ma non vediamo chi possa decidere di portare il Paese all’esercizio provvisorio”, mettono le mani avanti i dem, “questo è l’ultimo tentativo ed è serio, altrimenti si va alle urne con il Consultellum“.

Al di là delle ostilità di M5s e Mdp, sul “Rosatellum bis” permangano i dubbi anche all’interno dei gruppi che sono per il sì. Da parte di una fetta dei parlamentari del nord del Pd oppure dal fronte del centrosud in Forza Italia. Per questo motivo dal Nazareno filtra una linea di estrema cautela. “C’è comunque il rischio di imboscate”, ammettono in molti, anche perché sarà difficile prima di novembre avere l’ok definitivo di entrambi i rami del Parlamento e le elezioni siciliane potrebbero influire sull’esito della partita sulla legge elettorale.

Il Pd, però, può contare su una compattezza interna. In Forza Italia, al momento, la linea da seguire è quella data da Gianni Letta che, riferiscono fonti parlamentari di Fi, teme una “salvinizzazione” del partito azzurro, anche se in morto la ritengono minoritaria. “Fi sarà leale”, assicura Sisto. “Con questa legge se raggiungiamo il 37%possiamo tornare a governare. Molti sono diffidenti”, sottolinea un big di Forza Italia, “sull’alleanza con la Lega perché Salvini potrebbe rivendicare sue regole e leadership ma se il Carroccio vuole vincere dovrà venire a patti”.

Una eventuale vittoria in Sicilia potrebbe fare da traino all’alleanza e, sottolinea un altro dirigente di Fi, “le Politiche saranno concomitanti con le elezioni in Lombardia e in Friuli”. In casa dem si guarda a Pisapia, con l’auspicio che, osserva un esponente di primo piano del Nazareno, “il campo progressista si sfili dalle posizioni dalemiane. Altrimenti – aggiungono le stesse fonti – una parte di loro correrà con noi, mentre altri dovranno sudare per poter avere rappresentanza in Parlamento“.