Ripartire dai moderati

L’Italia è uno dei Paesi che non ha assolutamente superato la crisi e che impiegherà ancora alcuni anni per ritornare ai livelli economici e di lavoro del precrisi (2007). Questo dato viene pagato pesantemente dalla metà del Paese che oggi sta peggio non solo del 2007 ma persino del 2011 quando, per rispondere alla speculazione internazionale che stava attaccando i nostri titoli di Stato (emessi per coprire il Debito pubblico), Napolitano chiamò Monti per salvare il Paese. Il neo premier applicò la linea europea della austerity, che oggi tutti scoprono essere sbagliata.

Lo scorso 4 dicembre gli italiani hanno bocciato l’ottimismo sfrenato di Renzi che dava per superata la crisi economica e sociale. La frettolosa risoluzione della crisi di governo purtroppo ha impedito al Paese di far “pesare” in Europa la sconfitta della politica economica europea della austerity ma ha evidenziato la pesante crisi del Pd.

Allo stesso tempo a oltre sei mesi dalla vittoria grillina a Roma e Torino è chiaro come l’Italia non debba assolutamente correre il rischio che alle prossime elezioni politiche vincano i 5 Stelle che non hanno né un programma, né la esperienza per governare il nostro Paese nell’epoca della Globalizzazione.

Silvio Berlusconi ha capito per primo che a fronte dei tre poli politici, e stante la impreparazione dei 5 Stelle, per consentire all’Italia di recuperare la più ampia libertà d’espressione è necessaria una legge elettorale di tipo proporzionale. Dopo il voto starà poi ai partiti più seri e responsabili trovare una sintesi politica, come hanno fatto in Germania e in altri Paesi, che faccia finalmente le riforme strutturali che servono al Paese, dal taglio della spesa pubblica improduttiva alla riduzione della pressione fiscale ecc.

In questa prospettiva parlare di “primarie” di candidati senza parlare prima di un programma mi sembra un errore grave. Mai come oggi per rilanciare la economia e il lavoro serve discutere, con tutte le persone di buona volontà e con le categorie sociali e produttive, un programma serio che si rifaccia alle riforme che, in soli tre anni, la Grosse Koalition in Germania seppe fare per rilanciare la economia tedesca oggi alla avanguardia nel mondo. Dopo si potrà parlare di candidati e soprattutto scegliere una squadra di Governo composta da persone preparate e con una solida esperienza.

Governare in un mondo globale e con tanti cambiamenti tecnologici in corso è sempre più complesso come abbiamo visto dai modesti risultati di chi pensava di avere la verità in tasca. L’impegno politico è una cosa seria che presuppone una dote impegnativa, quello dello sguardo generale, che studia i problemi e le soluzioni e ha il piacere, non il fastidio, di confrontare analisi e soluzioni con gli altri.

Se osserviamo i risultati del lavoro parlamentare dell’ultima legislatura ne abbiamo la conferma. Liste raffazzonate in pochi mesi come quella di Monti e Giannino non hanno prodotto risultati importanti per il Paese ma hanno attenuto il solo scopo di fare perdere i moderati e di darci una legislatura travagliata a dir poco e molto poco soddisfacente per gli italiani, in particolare per quelli in maggiori difficoltà.

I partiti storici del centrodestra (Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega) si confrontino con i nuovi gruppi di Parisi, Fitto e con tutto il mondo dell’impresa, grande e piccola, del sindacato, del volontariato e dell’associazionismo cattolico per definire un programma di rilancio della economia e del lavoro di cui il Paese ha assoluto bisogno.