Recovery fund: se l’Italia prova a fare il passo più lungo della gamba

Tra ritardi e veti prima o poi vedremo arrivare il Recovery Fund, ma non nei tempi che nelle settimane scorse il nostro governo prometteva, ovvero gennaio 2021. Probabilmente non arriverà nemmeno né nella primavera né nell’estate 2021, ma sarà una questione più legata al prossimo autunno. Questo per diverse problematiche.

Al di là dei proclami che sono stati fatti dal nostro governo, il Recovery Fund, proprio per il suo meccanismo di funzionamento, in particolare di finanziamento, difficilmente sarebbe stato attivo prima della prossima estate, questo perché è agganciato c’è il tema della Commissione europea che va a finanziarsi sui mercati, con quelli che alcuni hanno definito Euro bond. Cosa vuol dire? Nella tempistica della Commissione Ue era tutto abbastanza chiaro. Entro gennaio 2021 i vari governi dovevano mandare la bozza che a sua volta doveva subire una serie di valutazioni, in modo da essere pronti per la primavera 2021. A questo punto sarebbero dovuto passare un paio di mesi e sarebbero arrivati i soldi.

Ora sorgono due problemi: al contrario di quanto diceva Conte la settimana scorsa, l’Italia è in ritardo su questo piano nazionale – ossia l’elenco dei progetti da finanziare con il Recovery nei prossimi tre anni -, il nostro Paese è ancora in alto mare, sono arrivati troppo progetti, oltre i 40 miliardi, quindi dovrà fare una scrematura. Nel frattempo, c’è anche il vero posto da Ungheria e Polonia, che non è sul Recovery, ma sul budget europeo.

In realtà se mettiamo tutti i tasselli uno dietro l’altro, ossia il Recovery Fund, il meccanismo di finanziamento, accordo che in qualche modo si troverà, Italia che prima di maggio-giugno dell’anno prossimo avrà il via libera, possiamo dire verosimilmente – e anche con un po’ di ottimismo, che nei primi mesi dell’autunno prossimo il nostro Paese riceverà questi soldi.

L’Italia dal primo gennaio dell’anno prossimo attiverà un fondo, che sostanzialmente significa che in qualche modo anticiperà i soldi che dovrebbe avere dall’Europa. In sostanza il nostro Paese sta provando a fare il passo più lungo della gamba, ma non può fare altrimenti.

E’ chiaro che il però che il perno della ripartenza è il Recovery Fund, che non va considerato solo per i soldi che arrivano, ma anche per l’effetto decuplicatore che avrà. I tempi però sono molto lunghi, la crisi stringe sempre di più, le imprese hanno bisogno di stimoli continui  perché stanno venendo meno una serie di incassi. Non è stato preso il Mes per la questione sanitaria, quindi tutta una serie di lavori in ambito sanitario non ci sono. A questo punto la domanda vera è: l’Italia ha la forza di economica reggere un anno intero senza la gran parte degli stimoli europei?

E’ evidente che c’è una problematica, si sta un po’ azzardando. Della seconda ondata della pandemia se ne è parlato tanto, ma forse non si è considerato quelli che potevano essere gli effetti economici. L’Italia come farà? Difficilmente l’Europa accelererà sul Recovery, probabilmente troverà tutta una serie di piccole soluzioni tampone, come la cassa integrazione, ma è evidente che abbiamo bisogno del Recovery Fund.

Al di là dei ritardi europei, proviamo a pensare al contrario. Se l’Europa fosse stata pronta e l’Italia no. Da una parte le difficoltà che si stanno riscontrando in Europa, al nostro Paese possono fare comodo. Se tutti ritardano, il nostro si nota un po’ di meno. Non si tratta di una critica al governo, però queste ultime settimane, anche sul piano della comunicazione sono state giocate un po’ male. Andare a dire che non è vero che l’Italia sia in ritardo – doveva presentare la bozza del piano il 15 ottobre – potremmo dire che si tratta di una fake news. Non ha molto senso vendere qualcosa che non abbiamo, se dobbiamo snellire e fare una sorta di scelta perché c’è stato un “assalto alla diligenza”, sarebbe meglio dire questa cosa e piuttosto fare una “guerra” ai giornalisti che mettono in evidenza i ritardi del nostro Paese.