I ragazzi chiedono di tornare a scuola

I ragazzi chiedono di tornare a scuola. Si siedono fuori dalle scuole in modo pacifico, esprimono tutta la realtà bellissima della conoscenza, dell’andare a scuola per imparare, incontrarsi e confrontarsi. Si sentono “costretti” dalla Dad e chiedono sicurezza ad uno Stato lento e molte volte latitante. Ci si domanda: perché nei mesi estivi non sono stati organizzati mezzi di trasporto, piani alternativi ad una gestione approssimativa del grave problema degli spostamenti? I mezzi di trasporto sono il vero problema infatti!

Le scuole si sono organizzate in modo responsabile favorendo le entrate e le uscite, distanziamenti ed altro, tutti chiedono di lavorare per garantire il rientro a scuola. La Dad fa crescere squilibri e discriminazioni e mette a rischio la salute mentale degli studenti come ben scrive e dice il pedagogista Daniele Novara.

La scuola è presenza fisica, la classe, il corpo comunica, apprende e scambia sensazioni emotive che muovono la conoscenza e il desiderio di sapere. La scuola è incontro e questa situazione mette a rischio le relazioni e ciò è molto grave. Docenti e noi genitori siamo impreparati di fronte a questa esperienza scolastica che riduce la didattica in presenza.

La Dad non è democratica, impone e alimenta squilibri sociali, discriminazioni culturali molto pesanti che ricadono sulle e dentro le nostre famiglie. I nostri ragazzi è come se si ritirassero socialmente con forti rischi depressivi. E noi famiglie cosa diciamo e cosa possiamo fare? Le nostre famiglie sono molto preoccupate avendo sulle spalle un ulteriore peso, cercano di riempire vuoti dei loro figli in un tempo scuola che entra nel tempo libero e viceversa. Le famiglie vanno aiutate in un momento storico delicato e fragile, famiglie tristi, preoccupate economicamente, che devono ridare senso ad ogni attimo quotidiano dei loro figli.

Come famiglie abbiamo imparato a non lasciare soli neppure i docenti che entrano ormai sempre più spesso nelle nostre case, docenti che devono imparare non tanto e non solo una tecnologia nuova ma cambiare modo di fare scuola, didattica da reimparare applicando metodi nuovi e personali. Non lasciamo i nostri ragazzi in solitudine, diamo loro delle speranze e una prospettiva positiva, un’ipotesi positiva facendo scelte a tutti i livelli rispettose e concrete che permettano il ritorno in classe cosi richiesto da tutti anche da quelli all’apparenza meno entusiasti. La scuola è desiderata, gli occhi degli alunni sono molte volte persi, vagano da uno zoom all’altro quasi subendo una conoscenza non da protagonisti. Riaccendiamo negli occhi dei ragazzi quella curiosità che mette in moto l’imparare e il gusto dello stare insieme. #scuolainpresenza#

Maria Grazia Colombo – Esecutivo Nazionale AGESC (Associazione Genitori Scuole Cattoliche)