Quel razzismo di cui nessuno parla…

Nonostante tale definizione sia anacronistica, certamente siamo “terroni” per molti abitanti del Nord Italia, la cui origine è autoctona, i quali considerano ancora il popolo meridionale una “specie” inferiore, retrograda, sporca , che confonde le vasche da bagno con vasi di grandi dimensioni, in cui coltivare prezzemolo o altra verdura, forse per la struggente nostalgia delle proprie ubertose terre, lasciate nell'amato Sud.  

Purtroppo, spiace doverlo constatare, tanti abitanti del Nord ancora etichettano i cittadini meridionali con tale rude epiteto, anche se  metaforicamente “bucolico”, la cui finalità dovrebbe essere l’offesa, che, in realtà, sortisce l’effetto di essere una “comica” definizione del contadino.  

E’ certo , difatti, che l’agricoltura, attività primaria che svolgeva ed ancora svolge la maggior parte degli abitanti del Sud Italia, abbia un grande valore strategico per la vita di uno Stato, anche se, spesso, non viene valorizzata adeguatamente.  

Quando gli abitanti del Sud emigravano nel Settentrione portavano con sé anche la propria umiltà. Un valore inestimabile, divenuto, nell'epoca attuale, un ricordo lontano. A volte la provocazione si tingeva con i colori  feroci del razzismo, basti pensare che molti settentrionali rifiutavano l’affitto dei propri appartamenti ai meridionali. Verrebbe, scherzosamente, da chiedersi se temessero che l'uso a mo' di orto domestico della vasca da bagno potesse improvvisamente trasformare Milano in una città verde, senza la nebbia cui erano tanto affezionati. Questa discriminazione su base territoriale, fra l'altro, impediva di comprendere il contributo all'economia locale offerto dai merisionali. Il fatto, cioè, che fossimo valide “braccia da lavoro”, tutt'altro che persone da schernire. 

L’epiteto “terrone” resta, nonostante l’Italia ospiti, ormai da alcuni decenni, popoli di diverse etnie e culture. Non è certamente tale ridicola definizione a costituire il reale problema di chi proviene dal Mezzogiorno. Il Meridione, infatti, è purtroppo escluso dalla partecipazione a quei processi economici che lo renderebbero, al pari del Nord, una terra rigogliosa, di benessere per sé e per gli altri.  

E’ l’indolenza a bloccarne il progresso? Sicuramente no. Da un'analisi storicistica e, pertanto, scientifica, emerge che la causa di questo squilibrio va ricercata nell'eccessiva tolleranza mostrata nei confronti di chi esercita realmente il potere in quei territori: le mafie. Le motivazioni sono molteplici. Tra esse certamente predomina la paura di essere avversato. Tuttavia, è triste doverlo ammettere, alla paura si affianca spesso la complicità nei confronti di un sistema ritenuto capace di rispondere, attraverso il favoritismo ed il clientelismo, alle richieste di aiuto e di inserimento sociale avanzate da numerosi residenti.