Quando il gilet lo indossano gli italiani

La protesta dei “gilet arancioni” e dei sindacati di categoria di Cgil Cisl Uil, che nei giorni scorsi hanno pacificamente invaso con i loro trattori le vie di Bari, manifesta la rabbia del mondo agricolo che monta da anni a causa di decisioni non prese o rinviate. Le rivendicazioni degli agricoltori abbracciano vari fronti: dal Programma regionale di sviluppo rurale bollato come inefficiente, ai rimborsi relativi alle gelate dei campi, passando dal fenomeno della xylella i cui focolai stanno avanzando dal Salento sempre più a nord verso la provincia barese causando il crollo verticale della produzione olivicola regionale, fiore all’occhiello della Puglia.

Eventi, questi, che hanno determinato la perdita di centinaia di migliaia di giornate lavorative e una drastica diminuzione dei salari in un settore che si attesta al 2° posto in Italia per i numeri che movimenta l’economia agricola: una superfice agraria utilizzata pari al 10% di quella nazionale; 90 mila occupati che fanno della Puglia la regione dove si assume più manodopera agricola; un valore di produzione agricola annua di circa 4 miliardi di euro ai quali aggiungere altri 2,5 miliardi relativi all’industria alimentare. Si tratta di un comparto importante per l’economia del Paese e determinante per il lavoro degli agricoltori che in Puglia danno vita a circa 352 mila aziende.

Ma ci sono anche delle ombre che si sono addensate sul settore a causa della piaga del caporalato, che in Puglia ha mietuto numerose vittime, e sul quale la Fai Cisl (federazione dei lavoratori agricoli, dei dipendenti dell’industria alimentare e delle cooperative di trasformazione industriale alimentare) ha sempre dedicato grande attenzione con proposte di merito per debellare questo fenomeno criminale e offrire maggiore sicurezza ai lavoratori. Il paradosso evidenziato dalla manifestazione di questi giorni è tutto nei numeri che il comparto rappresenta. Rispetto alla realtà dei dati e alle enormi potenzialità dell’agricoltura ci chiediamo come può un settore così prolifico in termini economici ed occupazionali subire ritardi e indecisioni istituzionali ed essere così trascurato.

Con la Fai Cisl nazionale e con quella regionale ci aspettiamo che il Piano di crisi ad hoc per l’agricoltura pugliese, annunciato all’incontro di mercoledì 9 gennaio al ministero delle Politiche Agricole con i sindacati di categoria da Gian Marco Centinaio, abbia seguito agendo con determinazione e risorse concrete per rispondere alle sofferenze che i lavoratori agricoli pugliesi stanno vivendo a causa delle gelate del 2018 e della xylella. Tra le misure urgenti da avviare è stata apprezzata la volontà del ministro di operare con due specifici emendamenti, da presentare al prossimo decreto semplificazioni e in Conferenza Stato-Regioni, che consentiranno di procedere sulle conseguenze messe in risalto dalla protesta dei lavoratori.

Come sindacati abbiamo inoltre proposto al ministro la modifica di un articolo della legge nazionale sulle calamità naturali che aiuterebbe i lavoratori a tempo determinato ad accedere a tutele peculiari. Sarebbe un bel segnale per l’occupazione in agricoltura perché si tratta di un comparto strategico per l’economia italiana, quella pugliese e per l’export del made in Italy così apprezzato nel mondo.