Qual è la strategia di Trump

Squadra che vince non si cambia. Questo popolare adagio ci può aiutare a impostare una riflessione sul perché delle continue sostituzioni all'interno del gruppo dei principali collaboratori del Presidente degli Stati Uniti. Ormai siamo nel quindicesimo mese dal suo insediamento alla Casa Bianca (20 gennaio 2017) e quasi ad un anno e mezzo dalla vittoria elettorale (8 dicembre 2016); quindi non si tratta più di adattamenti ordinari di un gruppo di vertice che passa dalla battaglia elettorale alla funzione di governo. Inoltre queste sostituzioni si protraggono nel tempo con cadenza quasi mensile, come se il Presidente si dedicasse ad una correzione  importante all'interno del suo stato maggiore con regolarità temporale.

A chi giova tutto ciò? Quale problema vuole risolvere questo atteggiamento? Entrare nel modus cogitandi del 45esimo Presidente degli Stati Uniti è cosa assai ardua e rischiosa, considerato il soggetto in questione, ma alcuni dati s'impongono. Quando il comandante di un esercito cambia continuamente i suoi alti ufficiali due sono le questioni: o non ha saputo sceglierli o non ha chiari obiettivi e strategie della sua azione.

A nostro avviso il passar del tempo sta avvalorando il preponderante peso della seconda ipotesi. Cambiare il responsabile della Politica Estera – come ad esempio è accaduto negli ultimi giorni negli Usa – consente di reimpostare quella politica; lasciando gli errori sulle spalle del precedente responsabile e consentendo al nuovo di delineare un cammino diverso. Ma ci deve essere una direzione, diversa dalla precedente e chiara agli interlocutori internazionali.

Ora, se a breve, nelle prossime immediate settimane non emergerà con chiarezza questo nuovo cammino, diventerà sempre più probabile una inadeguatezza di programmazione geopolitica da parte del Presidente americano. Adesso il tempo inizia a non giocare più a suo favore: sia gli americani che il resto del mondo cominciano a voler vedere dei risultati concreti.

Scendendo a un livello più spicciolo, anche il curriculum vitae del nuovo Segretario di Stato è un elemento indicativo. Si tratta di una persona specializzata in un particolare settore (Cia) che lo ha allenato a svolgere funzioni e a sviluppare attitudini senza dubbio necessarie alla vita di uno Stato, ma assai diverse da quelle che ci si aspetta dal Capo di una grande diplomazia. E forse proprio per questo è stato scelto dal suo Comandante in Capo.

Piercarlo Valtorta – presidente dell'Istrid (Istituto Ricerche Studi Informazioni Difesa)