Pusher nei parchi giochi

Qualche giorno fa in una cittadina apparentemente tranquilla del Viterbese sono state arrestate alcune persone che vendevano hashish e marijuana ai minorenni. Per arrivare a questi provvedimenti sono stati necessari lunghi controlli perché, è stato spiegato in conferenza stampa, la piazza di spaccio era ben monitorata dai pusher.

Una storia banale, se si vuole, che quotidianamente verifichiamo, un arresto “qualsiasi”. Ma il paradosso di questa è che le cessioni avvenivano in un giardino comunale, frequentato dalle famiglie con bambini. Gli spacciatori, nel tempo, si erano conquistati una loro zona e prevenivano in tal modo i controlli delle forze dell’ordine. In quest’area, sino a poco tempo fa, vi erano giochi per bambini, piccole altalene e scivoli dove i nonni ed i genitori portavano nipoti e figli. Ma, misteriosamente queste strutture avevano subito danni che erano stati addebitati a vandalismo. Il parco, a cui si accedeva con una scalinata, era stato abbandonato e lasciato nelle mani della banda di spacciatori.

Oggi, per merito dei Carabinieri e della magistratura, i pusher non ci sono più, ma sarà compito dell’amministrazione far in modo che tutti possano tornare a godere della proprietà comunale. Ma ancor più sarà dovere delle famiglie spiegare ai propri figli che rifornirsi di “fumo” o farsi le “canne” non è solo un vizio dannoso per la salute ma crea anche le condizioni per infiltrazioni malavitose. Le quali si appropriano di spazi pubblici cacciando persone oneste e non esitano a ricorrere alla violenza per dominare zone sempre più ampie.

Soprattutto quelle famiglie dovranno capire e poi spiegare ai propri figli che non ci si può, come troppo spesso accade, lamentare della decadenza di una collettività se, sia pur incoscientemente o per superficialità, si finanzia in via indiretta una attività delinquenziale. Il denaro che viene dato per la droga è tanto e non rimane certo nelle mani dell’ultimo spacciatore – spesso un disperato alla ricerca prima di tutto di una dose per se stesso, magari attirato dalla promessa di ricevere “sostanza pesante” a fronte di plurime cessioni di “fumo” – ma risale i canali di organizzazioni strutturate che guardano alle zone di cessione come territori di caccia dove spolpare sciocchi ed ingenui consumatori, che primi tra tutti sono disprezzati proprio da chi di quelle organizzazioni fa parte.