Ecco quali sono le priorità della sanità

Se vogliamo individuare le tre massime priorità per la sanità, soprattutto a quello che è accaduto in base oltre che alla nostra esperienza, si potrebbe intanto partire da due parole: salute pubblica.

L’investimento in questo settore vuol dire investire su quelle caratteristiche che fanno sana una popolazione e quanto all’intorno. Come lo stile di alimentazione, il contrasto al fumo e all’alcol, la prevenzione primaria a basso costo. Si tratta di capire quali stili di vita tenere per evitare di ammalarsi. Mangiare in eccesso, mangiare troppi grassi animali e pochi vegetali e frutta è causa di diabete e di obesità, con quello che ne consegue, per cui sarebbe meglio cambiare il proprio stile di vita.

Proprio per il diabete, oggi sappiamo che alcune semplici pratiche di counseling continuo da parte dei medici nei soggetti che rischiano di ammalarsi di diabete di tipo 2 sono efficaci. Ammalarsi di meno e ammalarsi più tardi è un vantaggio umano e una popolazione più attiva è anche più produttiva, quindi anche un vantaggio economico.

Il secondo punto è la creazione di un centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, in Italia. Serve a mantenere una vigilanza di tutte le infezioni che circolano nel mondo – e sono pressoché quasi giornaliere – e la valutazione del rischio che colpisca anche l’Italia. Se è concreto, si devono predisporre le azioni di contrasto a quel rischio che può essere lieve, medio o grave, e trascina con sé una serie di azioni che sono conseguenti.

E’ il concetto della prepareness, farsi trovare pronti, preparati. Questo significa per esempio stoccare il materiale, fare delle simulazioni di contrasto dove ognuno deve mettere le sue competenze a disposizione. Ciò che è mancato di fronte all’epidemia di Covid, un paese non può, contro le epidemie, non predisporre di tutto il materiale strategico come mascherine, respiratori e i guanti.

La terza priorità ce l’ha dimostrata la pandemia, anche se la conoscevamo fin da prima, cioè le cure primarie o territoriali che sono molto mal combinate. Sono i medici di famiglia che devono essere aggiornati, motivati e preparati. E sono le strutture, come la casa della salute, le guardie mediche territoriale e le equipe che operano a domicilio del paziente.

In generale le cure territoriali sono una realtà complessa. Ancora oggi i medici di famiglia hanno difficoltà a parlare con i malati perché ciascuno ne ha molti, e allora i malati si rivolgono al privato oppure aspettano o ancora si recano al pronto soccorso dell’ospedale. Bisogna affrontare il problema pagando meglio i medici, riducendogli il carico di lavoro, motivandoli e aggiornandoli. Il malato deve trovare il medico quando ha bisogno, anche solo per una telefonata. Chi può tranquillizzarlo o visitarlo quando serve, meglio del medico che lo conosce?

La salute degli uomini, degli animale e dell’ambiente è una salute comune. Il concetto di one health è abbastanza recente e mostra come, se si altera la salute di uno di questi, in conseguenza si altera anche quella degli altri due elementi. Se non curi e non rispetti l’ambiente e gli animali, alla fine loro e l’uomo hanno lo stesso destino. La salute è una sola.