Pechino 2022: tra Covid, tamponi e biglietti non venduti

I giorni passano e Pechino si avvicina a grandi falcate. Giochi Invernali 2022 in onda dal 4 al 20 febbraio. Ma quella azzurra, è una spedizione assai complicata, ancor di più di quanto non lo fosse stata Tokyo, per via delle varianti impazzite del Covid che suggeriscono, parole di Thomas Bach, numero uno dei Cio, una “bolla” per tutti gli atleti che scenderanno le scalette dell’aereo in Cina. L’Italia ha già aderito, tanto che dal 20 gennaio, tutti gli atleti saranno in bolla per non rischiare défaillance a poco dal via dei Giochi. Oltretutto il protocollo stilato dai cinesi è assai rigido, visto che le varie delegazioni dovranno sottoporsi a due tamponi molecolari prima della partenza, uno all’arrivo a Pechino, uno per ogni giorno dei Giochi. Una cosa pazzesca, mai vista prima, ma i rischi sono altissimi e bene fanno le autorità cinesi a tenere alta la guardia.

Non c’è ancora la lista definitiva della spedizione azzurra, che sarà definita il 24: saranno 119 atleti cui si aggiungono tecnici, sanitari, preparatori, dirigenti. In tutto non più di 250 persone sotto la bandiera italiana. Spedizione ridotta all’osso, visto che non ci saranno invitati particolari, né tanto meno parenti degli atleti. Paura altissima. Ma poi ci sono, o meglio, ci saranno le gare, con gli Azzurri che non vedono l’ora di scendere in pista. Ancora in dubbio la presenza di Casa Italia: viste le premesse, difficile anche se Coni e sponsor spingono per il sì.

Italia per far bene, migliorare il medagliere rispetto all’edizione del 2018 a Pyeong Chang, quando chiudemmo al dodicesimo posto nel medagliere con 3 ori, 2 argenti e 5 bronzi. Le venti medaglie conquistate a Lillehammer sono un miraggio, ma mai disperare anche se sarà molto difficile toccare quelle cifre. Magari una via di mezzo, intorno alle 15 medaglie, sarebbe un risultato eccezionale. Malagò si accontenta di un oro in più rispetto a quattro anni fa, ma si può fare sempre meglio. Quanto meno sperare, visto che non costa nulla.

Azzurri da zona medaglie ne abbiamo in molte discipline: chi punta giustamente al podio risponde al nome di Goggia, Brignone, Bassino, Curtoni, Paris, De Aliprandini, Vinatzer, Razzoli nello sci, Moioli, Pellegrino, Fischnaller, Wierer le staffette del biathlon, Arianna Fontana, Francesca Lollobrigida, Guignard-Fabbri nel pattinaggio di figura. E magari la sorpresa curling… Hai visto mai? Purtroppo non c’è possibilità di testare le piste, ma poco male. Malagò guarda lontano, stuzzicato dall’idea dell’onda lunga dopo i successi di Tokyo.

“Al momento gli atleti azzurri qualificati per Pechino sono 119, in pratica gli stessi numeri dell’edizione del 2018 in Corea, quando partimmo in 122. Stiamo aspettando le ultime quote di riallocazione. L’obiettivo è fare meglio della Corea sia nel numero che nella qualità delle medaglie: nel numero mi sento tranquillo, sulla qualità vedremo. La cosa importante – ha rimarcato Malagò – è che nonostante il clima di incertezza sanitaria, le Olimpiadi si faranno e questo è ciò che conta. Non so in quanti altri paesi tutto questo sarebbe andato avanti”.

Pochi gli spettatori presenti. Biglietti non venduti e presenze affidate solo agli inviti personali. In fondo, far entrare tanta gente a bordo pista, avrebbe potuto creare un problema dal punto di vista sanitario. Giusto così. In fondo, quello che conta, è l’atleta che scende, che si prende il podio e festeggia. L’urlo di gioia sarà ancora più forte. Per tutto il resto, c’è l’occhio magico della Tv.