Intervento

Il legame “fraterno e affettuoso” che unisce papa Francesco e Benedetto XVI

E’ un legame saldo e profondo quello che unisce Francesco a Benedetto XVI. Assegnando i Premi Ratzinger di quest’anno, Jorge Mario Bergoglio ha raccontato il rapporto con il suo predecessore. “Non mancano per me momenti di incontro personale, fraterno e affettuoso, con il Papa emerito – ha detto Francesco-. Tutti sentiamo la sua presenza spirituale. E il suo accompagnamento nella preghiera per la Chiesa intera. Il contributo della sua opera teologica è molto importante. Il suo pensiero continua ad essere fecondo e operante.  Offre una base teologica solida per il cammino di una Chiesa ‘viva’ che il Papa emerito ci ha insegnato a vedere e vivere come comunione. Una Chiesa in cammino, in ‘sinodo’. Guidata dallo Spirito del Signore. Sempre aperta alla missione”. Cioè all'”annuncio del Vangelo“. E al “servizio al mondo in cui vive”.L’amicizia tra Francesco e Benedetto poggia su solide basi di reciproca stima. Joseph Ratzinger verrà ricordato  come l’unico Papa ad aver abdicato negli ultimi sei secoli. C’è un altro passo d’uscita, in questo caso scongiurato in extremis, nella sua biografia. Il 16 aprile 2002 è un martedì. E sulla scrivania di Giovanni Paolo II c’è una busta non gradita all’anziano Pontefice. Si tratta delle dimissioni del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede che quel giorno compie 75 anni. L’età canonica del collocamento a riposo per i responsabili delle diocesi e dei dicasteri vaticani. È un atto dovuto in base alle leggi in vigore nella Chiesa universale che regolamentano il pensionamento dei presuli. La norma era stata introdotta nel 1966 da Paolo VI che chiedeva di presentare spontaneamente la rinuncia all’ufficio. Fu poi nel 1988 la Costituzione apostolica della Curia Romana “Pastor bonus” di Giovanni Paolo II a stabilire che i cardinali di Curia sono “pregati” di presentare le proprie dimissioni quando compiono 75 anni. E un vescovo, quando raggiunge quell’età, automaticamente decade anche da ogni altro “ufficio a livello nazionale”.Come è avvenuto sempre nella sua vita, Joseph Ratzinger rispettò fedelmente le regole. Ma Karol Wojtyla, già molto affaticato dalla malattia, non aveva alcuna intenzione di rinunciare al suo più autorevole collaboratore nel governo centrale della Chiesa. Anzi, vedeva in lui il più accreditato e auspicabile dei propri possibili successori in una futura stagione. Un’era che profeticamente intuiva particolarmente complicata. Dopo un pontificato durato un quarto di secolo, tutti i potenziali “delfini” erano usciti di scena. E Giovanni Paolo II vedeva nel suo supremo teologo una risorsa di cui la Chiesa non poteva privarsi. L’intenzione di Joseph Ratzinger, invece, era quella di tornare in Germania. Per dedicare gli anni della pensione agli studi di teologia. Il modo più coerente e intimamente gratificante di concludere il suo “cursus honorum“. Sempre in spirito di servizio e dedizione al Vangelo. Perché Giovanni Paolo II aveva respinto le dimissioni del cardinale Ratzinger? Perché aveva deciso di non applicare le stesse regole da lui fissate per il collocamento a riposo dei porporati curiali? Tutto ciò lo si sarebbe capito dall’approccio collaborativo e paterno con cui Joseph Ratzinger avviò il suo pontificato. Conosceva benissimo le difficoltà alle quali andava incontro dopo la fumata bianca. E sapeva perché Giovanni Paolo II pensasse a lui come naturale prosecutore del proprio Magistero.“Avere qui vicino in Vaticano il Papa emerito Benedetto XVI è come avere il nonno saggio in casa“, ha detto Papa Francesco in Piazza San Pietro. Per la festa dedicata ai nonni. Alla quale ha preso parte lo Joseph Ratzinger. Il Pontefice ha aggiunto: “Ringrazio specialmente per la presenza del papa emerito Benedetto XVI. Io ho detto tante volte che mi piaceva tanto che stesse qui vicino. Che abitasse in Vaticano”. Parole alle quali Joseph Ratzinger ha risposto congiungendo le mani. Benedetto XVI era giunto in piazza accolto dallo stesso Papa Francesco che lo ha accompagnato a sedersi. E jorge Mario Bergoglio ha atteso che il suo predecessore si sedesse prima di prendere la parola.

 

Giacomo Galeazzi

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