Perché è opportuna una decisione sul Mes

Nella recente intervista al Corriere della Sera, Ignazio Visco, ha ribadito il concetto che aveva già espresso nelle Considerazioni finali. Sul futuro prossimo dell’economia grava l’ipoteca della crisi sanitaria: l’imprevedibilità, l’incertezza, la relativa impotenza che incombono sull’umanità al cospetto del virus. L’analisi di Visco, anche nelle Considerazioni fu molto netta: per quanto riguarda il futuro prossimo – disse il Governatore -‘’sappiamo di non sapere’’, nel senso che non siamo in grado di prevedere quali effetti potrà produrre, tra qualche mese, ‘’l’elemento estraneo’’ che ha tagliato le gambe ad un’economia che già procedeva con passo incerto.

L’elemento estraneo si è rifatto vivo ‘’come un ladro nella notte’’. Il virus non ha (ancora?) la stessa potenza di fuoco che esibì nei primi mesi dell’anno. E noi siamo più preparati a difenderci: il Servizio Sanitario si è rafforzato, ha accumulato know how dalla gestione dell’emergenza, sono praticate terapie – anche farmacologiche – più adeguate, la stragrande maggioranza dei contagiati è asintomatica o leggermente indisposta, sono disponibili molti più posti in terapia intensiva (la linea del Piave nella lotta al covid-19). Ma, giorno dopo giorno, la curva dei contagi s’impenna e in parallelo cresce anche quella dei malati gravi e dei decessi. Siamo lontano dai picchi della prima fase e diverse sono le caratteristiche delle condizioni sanitarie e terapeutiche, ma per ora non è alla vista la fine del tunnel e le tenebre si fanno sempre più fitte.

Il governo ha adottato altre misure di prevenzione con lo scopo evidente di gettare un segnale di allarme nell’opinione pubblica a prescindere dagli effetti che tali provvedimenti potranno determinare nel contenimento del contagio. La ‘’questione sanitaria’’ è una sorta di tapis roulant sul quale incespicano l’economia e la società nelle loro varie espressioni. È la medesima conclusione indicata anche nel consueto Rapporto del Centro Studi Confindustria sulle prospettive dell’economia: ‘’Le preoccupazioni generate dalla diffusione del virus, dal suo impatto sul sistema economico e dall’incertezza su tempi e modi d’uscita dall’emergenza, hanno portato – è scritto – a un forte incremento della propensione al risparmio. Le famiglie, infatti, hanno rinviato molte decisioni di consumo e modificato le proprie scelte a favore delle spese essenziali. In questa fase, il potere d’acquisto è stato sostenuto dagli interventi pubblici a supporto del reddito e dell’occupazione. Nel 2021, a favore della spesa delle famiglie agirà il rimbalzo previsto del reddito disponibile. Inoltre, la risalita attesa della fiducia dei consumatori, condizionata – qui sta il punto cruciale – all’efficace contenimento dei contagi, determinerà un importante stimolo per la domanda privata, che rimarrà comunque molto sotto i valori pre-COVID-19’’.

In sostanza, l’economia non sarebbe in grado di tollerare un altro ricorso al lockdown, ma il trend della crisi sanitaria è una variabile indipendente ed esterna che può influire sulle decisioni che si andranno ad assumere. Questa incerta prospettiva rende ancora più assurda le linea del governo sul Mes. Le risorse disponibili (36 miliardi) erano già stanziate ad aprile. L’opinione pubblica deve rendersi conto di quali conseguenze ha comportato il temporeggiare per motivi politici; oggi il Sistema sanitario sarebbe ancora più in grado di fronteggiare un’eventuale emergenza e la riapertura delle scuole sarebbe avvenuta in condizioni di maggiore sicurezza. E le previsioni per il futuro? A leggere il Nadef 2021, ora all’esame del Parlamento, si nota – al di là dell’intensità del rimbalzo che non trova ancora una convergenza di opinioni tra i diversi osservatori nazionali ed internazionali – una certa cautela negli effetti delle politiche che questo rimbalzo dovrebbero produrre (nelle previsioni meno pessimiste si tratta pur sempre del recupero della metà del dato del crollo del Pil nell’anno in corso).

Basti pensare che per le infrastrutture – di cui si fa un gran parlare in tutte le sedi come volano dello sviluppo – sono previsti nel 2021 circa 60 miliardi di spesa. La vera contraddizione contenuta nella Nadef (che è poi riferibile alle politiche economiche e sociali) è stata individuata, in modo approfondito e convincente, dall’economista Mario Baldassarri in un articolo su Il Riformista. ‘’La manovra proposta dal governo – scrive Baldassarri – si basa su di un aumento di deficit e di debito pubblico per oltre 300 miliardi con un effetto previsto di impulso alla crescita del Pil di circa lo 0,8% l’anno’’. ‘’Rimettiamo – prosegue l’economista – sulle spalle delle future generazioni un ulteriore carico di debito per incassare in tre anni qualche briciola di Pil in più’’.  E la conclusione del ragionamento è ancora più ficcante: ‘’Ecco perché la Nadef, nelle sue previsioni tendenziali, sembra scritta da Mago Merlino e affidata poi a un modesto pilota automatico per effettuare una manovra che conduca il treno Italia a 30-40 km all’ora nei prossimi anni’’.