Non possiamo tacere

 

L’evento della Via Crucis per le donne crocifisse, proprio nel venerdì che precede il Venerdì Santo, con le ragazze liberate dalle catene della schiavitù della prostituzione, è un inno alla vita, un inno alla Risurrezione, un inno a quello che ha detto Gesù: “Vi darò una vita nuova”. Significa “vi darò una famiglia nuova”, la famiglia della Chiesa, dell’umanità nuova che cammina sulle strade della giustizia, della verità, del perdono e della riconciliazione.

Quando Papa Francesco, il 12 agosto dello scorso anno, è venuto a visitare le venti ragazze ospitate nella casa della Comunità Papa Giovanni a Roma, dopo aver ascoltato a lungo le loro storie, aver sentito le testimonianze e i pianti, aver visto i volti di queste bambine con i loro bambini, ci ha detto per tre volte “Continuate, continuate, continuate“. E’ quello che facciamo da 30 anni, da quando il nostro fondatore, don Oreste Benzi, mosso dallo Spirito Santo, ebbe l’intuizione di andare là dove si trovano i poveri che non verranno mai a cercarci.

Ed è andato nelle periferie, a portare la Chiesa fuori dalle sagrestie, a incontrare le pecorelle più importanti, quelle più preziose. La Comunità da 30 anni continua questa opera con tantissimi volontari che scendono tutte le settimane per le strade, incontrano le ragazze, rischiano anche un po’ della loro vita ma grazie a loro più di 7000 ragazze sono state liberate.

E’ interessante scoprire che c’è anche un movimento di tutta la Chiesa su questo dramma. Nelle scorse settimane, insieme con il Patriarca di Venezia e i vescovi di Verona, Vicenza e Rovigo, abbiamo marciato a Verona e poi i presuli hanno firmato sull’altare della cattedrale di San Zeno la petizione contro la tratta “Questo è il mio corpo” per la liberazione di queste ragazze. Tanti altri vescovi si sono mobilitati: a Piacenza, Rimini, Massa Carrara, Torino… c’è un movimento incredibile della Chiesa, una presa di coscienza sempre più diffusa. Un movimento che si sta allargando anche a livello civile: molti sindaci stanno facendo ordinanze per arrivare a multare i clienti perché è la domanda che alimenta l’offerta. Sono loro i primi complici del racket e noi vogliamo, come è stato fatto nei Paesi nordici, arrivare a una legge che ne preveda la punibilità perché siamo convinti che questa è la grande via, la strada maestra per fermare questa piaga.

Ma è anche la strada della conversione a cui tutti siamo chiamati in questa Pasqua: a riconoscere e rispettare la dignità di queste ragazze, di queste bambine che sono prima di tutto figlie di Dio ma sono anche donne capaci di voler bene, di essere mamme di famiglia, di essere brave lavoratrici, di dare un contributo positivo alla società. Questa sera marceremo per sconfiggere la vergogna più antica del mondo che è la tratta delle ragazze e per spezzare le loro catene. Saremo lì per dire che Gesù è venuto ed è risorto ed è il Dio che ancora oggi sulle strade chiama alla liberazione di queste donne e alla liberazione dal peccato che commettono i clienti.