Lo Stato aiuti la famiglia o il sistema scoppia

In Italia le famiglie si trovano costrette a tagliare le spese per l’assistenza agli anziani non autosufficienti, per la cura dei figli, per la sanità, per le attività integrative per l’istruzione. È un fatto gravissimo, indegno di un Paese del terzo millennio, appare piuttosto uno scenario post-bellico, di un Paese uscito da un conflitto depauperato e ferito.

La realtà è che il welfare assicurato dalle famiglie (110miliardi l’anno) sarebbe capace da solo di trainare la crescita del Paese. Senza l’apporto delle famiglie, la sanità scoppierebbe e diventerebbe privata. E così anche la scuola pubblica, sarebbe costretta a curvarsi su sé stessa più di quanto non lo sia già oggi.

Da sempre le famiglie fanno molto per l’Italia, ma, al contrario, l’Italia fa molto poco per la famiglia. Negli ultimi decenni si sono alternate al governo destra e sinistra, purtroppo però nulla è cambiato.

La causa di questa negligenza è anzitutto culturale, perché in questo Paese si ha la percezione che la famiglia tanto riesca a reggere da sola. È un po’ una situazione di accidia simile a quella del comparto turistico: si pensa che i visitatori stranieri vengano in Italia solo perché il nostro Paese è bello. Senza una politica strutturale, tuttavia, anche il settore turistico avverte una crisi. Manca, ad esempio, una riconversione del sistema del turismo calcolando i visitatori di Paesi emergenti.

Ecco, la situazione è analoga in quanto a politiche familiari, le quali restano nel cassetto perché tanto – questa è la percezione comune – la famiglia riesce a reggere da sola. Non è affatto così, e oggi siamo giunti a un punto di non ritorno.

Eppure tutti sembrerebbero d’accordo. Alla Conferenza della Famiglia le personalità politiche e istituzionali sono convenute su questo concetto: la famiglia è il motore del Paese e va sostenuta iniettando benzina. Tuttavia, malgrado gli studi statistici evidenzino un preoccupante calo demografico, siamo sempre e solo alle buone intenzioni. 

Dall’ultima Legge di Bilancio è sparito il bonus bebè: non è più previsto per i nati dal primo gennaio 2018. Non è un buon segnale, che potrebbe però rappresentare lo slancio per andare oltre e prevedere politiche familiari strutturali. Una proposta: fare in modo che questi bonus siano uniti in un unico pacchetto, semplice e accessibile. Ad oggi i vari bonus, comunali e statali, sono spesso complicati e poco pubblicizzati: molte famiglie nemmeno sanno di poter accedere a un sostegno economico.

E sarebbe inoltre opportuno che i bonus non siano basati sul reddito. Le varie agevolazioni previste per gli over 65 non prevedono una soglia di reddito; perché la soglia deve essere prevista per accedere ai sostegni pro-famiglia? Ricordo poi, che il reddito dovrebbe essere considerato anche alla luce dei componenti familiari: avere cinque figli comporta una spesa superiore rispetto ad averne uno.

E qui introduciamo un tema che come Forum ci è molto caro: fiscalità a misura di famiglia, che tenga conto della composizione familiare. Avremmo tante altre questioni da voler sviscerare, ma siamo dell’avviso che concentrarsi su un aspetto specifico sia il modo migliore per portare a casa qualche risultato. Speriamo che sia la volta buona.