L’irricevibile richiesta di un aborto fai da te

Mettiamo a tacere le grida di morte, basta guerre! Cessino gli aborti che uccidono la vita innocente”. Nel messaggio durante la veglia pasquale Papa Francesco ha richiamato l’attenzione sul valore primario della vita, bene indisponibile da cui dipendono tutti gli altri diritti dell’essere umano.

Il Santo Padre torna quindi a parlare del dramma dell’aborto nel contesto della pandemia che ci chiama a dire sì alla vita. Da settimane infatti tutto il personale sanitario in prima linea, i volontari, l’esercito impegnato alla costruzione degli ospedali da campo e altre milioni di persone sono impegnate per salvare persone di ogni età e condizione di salute.

Medici e infermieri hanno riscoperto la loro vocazione più profonda, dopo che per anni il dibattito sulle professioni sanitarie è stato viziato dall’ingannevole istanza del diritto morte che doveva concretizzarsi con l’eutanasia e il suicidio assistito di stato.

In un momento in cui tutta l’attenzione del Paese è diretta alla salvaguardia della vita il pensiero del Papa non poteva quindi escludere la dignità e il valore della vita nascente.

Proprio per questo motivo, oggi più che mai è irricevibile la richiesta di un aborto fai da te – che banalizza ancora di più questa pratica e rende ancora più sole le donne messe davanti a questa scelta dolorosa – arrivata da un gruppo di associazioni che invocano la possibilità di facilitare gli aborti domestici al tempo del Coronavirus. Queste realtà, sostenute da noti personaggi della società civile, chiedono l’allungamento del termine dell’assunzione della pillola abortiva RU486.

La cultura mortifera vorrebbe quindi lasciare donne con gravidanze difficili ancora più sole davanti a questa drammatica. L’aborto domiciliare come risposta alla disperazione.

Nelle nostre città deserte riecheggia però il contrappello del Movimento per la vita che con il Cav e il progetto gemma si fa prossimo ad ogni donna anche in queste settimane di quarantena.

Ogni bambino che arriva annuncia un futuro tutto da vivere, ogni embrione che cresce è un dono per tutta la società. Per questo dobbiamo opporci ad ogni spinta che vuole ridurre la gravidanza ad un fatto privato, ad un fardello da porre sulle spalle della madre.

I bambini concepiti e ancora non nati sono la speranza più accesa per il nostro domani, ognuno di loro annuncia una possibile rinascita del nostro Paese che va al di là di ogni miseria di questi giorni, soprattutto per una Nazione che viene da decenni di crollo del tasso di natalità. Ogni mamma aiutata sarà un tassello per le basi del nostro avvenire.