Legge elettorale, ora tocca a Berlusconi

L’immagine plastica di quale sia stato il vero esito delle amministrative arriva dalla Toscana. Nella regione d’origine dell’ex premier, Matteo Renzi, e della sottosegretaria, Maria Elena Boschi, si va consumando una durissimo scontro fra il Partito democratico e il governatore, Enrico Rossi. Con un post durissimo, apparso su Facebook, il capogruppo a palazzo del Pegaso, Leonardo Marras, è andato all’attacco del presidente della Giunta regionale. “Il nostro presidente Rossi, eletto nel Pd e oggi itinerante dirigente politico di un altro partito, ha ancora voglia di lavorare insieme a noi e rimettere in carreggiata la macchina della Toscana? Altrimenti – si chiede l’esponente del Pd – è bene dirselo subito e prendere altre strade”. Parole che trovano una risposta durissima, con un tono ultimativo di sfida da parte di Rossi a stretto giro: “Nessuno potrà farmi tacere, impedire che io esprima liberamente le mie opinioni politiche. Se il Pd in Toscana vuole farmi tacere con minacce indirette – avverte l’amministratore – sappia che accetto la sfida a viso aperto. Sfido il Pd a presentare una mozione di sfiducia in Consiglio regionale nei miei confronti. Darò subito le dimissioni e la Toscana andrà al voto”.

Ecco, se questo è il clima che si respira in Toscana, immaginiamo cosa stia avvenendo in altre zone del Paese. Il  senso di tutto ciò è chiaro. L’esito delle amministrative, innegabilmente favorevole al centrodestra e alla logica berlusconiana, ha inquinato i pozzi del dialogo, togliendo ossigeno alla linea della cooperazione in nome del bene comune. Fuor di metafora è oggettivo un dato: Silvio Berlusconi  è tornato a dare le carte togliendo il mazzo a Renzi. Il che, ovviamente, non significa crisi di governo a breve, nessuno è pronto per affrontare le politiche, compresi coloro che vanno chiedendole a gran voce, ma nemmeno grande coalizione come destino ineluttabile. Teoricamente le amministrative hanno rimesso la palla al centro determinando il fischio d’inizio di un ipotetico secondo tempo. La posta in palio è sempre quella: la legge elettorale. Ma chi sarà ora a scriverla? Un Pd azzoppato e malconcio oppure Forza Italia rinvigorita dalle urne e tonificata dalla consapevolezza che l’unione fa la forza? La logica dei numeri induce a sospettare che stavolta siano gli sherpa del Cavaliere a dover trovare la quadra per far tornare i conti. Però il problema resta sempre lo stesso: Fratelli d’Italia e la Lega sono disposti a mettersi in coda per presentarsi alla cassa del Cavaliere? Difficile ritenere che ciò avvenga. A meno che Berlusconi non trovi il modo d’imporre un sistema che favorisca i cartelli elettorali e non i singoli partiti.

Il momento è favorevole, non sfruttarlo sarebbe un grande errore. Del resto il voto delle amministrative ha messo in chiaro un particolare: gli italiani vogliono essere governati da coloro di cui si fidano. Il voto ideologico, o ideale, è definitivamente tramontato. E con questo dettaglio Renzi dovrà iniziare a fare i conti. Nel campo del populismo Berlusconi resta insuperabile.