Le ombre del caso Skripal

Il cosiddetto “caso Skripal” continua a tenere banco nelle cronache della politica internazionale. Col passare dei giorni, l’intera vicenda, ancora priva di qualsiasi tipo di accertamento, sta assumendo dei contorni, se possibile, ancor meno chiari. Dopo le espulsioni dei diplomatici russi da parte di molti Paesi europei – decise per motivi di “solidarietà atlantica” nei confronti di Londra – il governo di Theresa May sembra voler ulteriormente prendere tempo. Nonostante l’alto livello di attenzione mediatica con cui è stata trattata la questione dell’avvelenamento dell’ex agente del Kgb, cittadino britannico, Sergej Skripal e di sua figlia Julija, in pochi sono riusciti a focalizzare la propria attenzione su un aspetto cruciale in questa travagliata vicenda: Londra non è riuscita ancora a provare con certezza assoluta il coinvolgimento diretto del governo russo nel tentativo di avvelenamento di un suo cittadino. La cosa è stata, prevedibilmente, più volte rimarcata da Mosca e dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov.

La certezza con la quale il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson ha formulato le pesanti accuse verso Vladimir Putin ed il suo esecutivo lasciavano trasparire tutta la sicurezza di Londra, alla quale ha fatto seguito la risolutezza delle severe decisioni prese da Theresa May e dai Paesi solidali alla Gran Bretagna (tra cui, ricordiamo, anche l’Italia, il cui governo dimissionario ha comunque deciso di espellere due diplomatici russi). Tuttavia, i risultati sperati dai tanto attesi accertamenti del laboratorio di analisi di Porton Down (non lontano da Salisbury, luogo dell’avvelenamento)  non sembrano, per il momento, poter confermare in alcun modo la provenienza dell’agente nervino con il quale Skripal sarebbe stato avvelenato. In un’intervista a Deutsche Welle del 19 marzo scorso, Boris Johnson si è detto convinto della mano russa dietro l’attentato proprio perché rassicurato dagli esperti del suddetto laboratorio, sito delle attività di ricerca e sviluppo tecnologico del Ministero della Difesa britannico. L’ambasciata britannica a Mosca pochi giorni dopo ha confermato, tramite Twitter, l’assoluta certezza del coinvolgimento russo nel caso in seguito agli accertamenti degli esperti. Il tweet, però, è stato immediatamente cancellato dopo l’intervista rilasciata a Sky News dal direttore del laboratorio Gary Aitkenhead: gli esperti di Porton Down hanno soltanto potuto raccogliere dati ed inviarli al governo, ma non sono riusciti a provare la provenienza esatta della sostanza incriminata. La mancanza di comunicazione e di una strategia chiara tra le istituzioni britanniche coinvolte nel dibattito appare quanto mai palese.

A gettare altre ombre sulla vicenda, il documento confidenziale, pubblicato dalla rivista russa Kommersant, contenente le argomentazioni mosse da Londra per convincere gli alleati della bontà delle misure coercitive da adottare nei confronti di Mosca in relazione al caso Skripal. Il contenuto, appena 5 slide di immagini e brevi riepiloghi, sorprende per la puerilità delle informazioni e per la totale mancanza assoluta di prove schiaccianti. A quanto pare, dunque, l’appoggio incondizionato dell’Occidente alla Gran Bretagna si è, fino ad ora, incentrato su un atto di fiducia “a scatola chiusa” nei confronti di Londra. Ancora non è certo il perché di una reazione così subitanea e veemente da parte di Theresa May e del suo esecutivo nei confronti della Russia in merito ad una vicenda che, giorno dopo giorno, appare sempre più lontana da ogni esaustivo chiarimento. Dopo gli ultimatum a Mosca di inizio marzo caduti nel vuoto, ora sta a Londra spiegare nel dettaglio lo svolgimento dei fatti e fornire prove inequivocabili. Altrimenti, l’atteggiamento della Gran Bretagna potrebbe contribuire a sortire l’effetto contrario a quello sperato: rafforzare l’immagine della Russia sulla scena internazionale ed incassare soltanto la solidarietà di “facciata” dei suoi alleati non troppo emotivamente coinvolti in una vicenda il cui verdetto è stato emesso, in maniera rischiosa, con troppo anticipo.

Giannicola Saldutti – ricercatore associato pressa l’IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie)