Le grandi manovre dietro le amministrative

D’accordo sarà pur sempre solo e soltanto un voto un amministrativo, una consultazione dove si decidono i sindaci delle città chiamate alle urne. Ma dietro alla solita formula usata per provare a ridimensionare la portata dell’evento di domenica, i ballottaggi per scegliere i primi cittadini, si celano grandi manovre ed enormi mal di pancia. Soprattutto fra i vertici del Pd e del Movimento 5 Stelle. Per esempio le ultime inevitabili frizioni fra Pd ed Mdp, anche se consumate fuori dai seggi, mostrano la volontà degli “scissionisti” di sostenere i candidati democratici.

Una manifestazione d’intenti, si badi bene, non di facciata ma di sostanza. Pierluigi Bersani in piazza a La Spezia per sostenere Paolo Manfredini, distante sette punti dal candidato di centrodestra, Pierluigi Peracchini, è la dimostrazione plastica di come la politica viva di triangolazioni, di opportunità, e non sia affatto vissuta e consumata per linee rette.. Certo, è vero che ai ballottaggi il risultato del primo turno si azzera, ma è altrettanto vero che il Pd – e con esso il centrosinistra – parte in svantaggio in 12 città su 20. La possibilità di consegnare il grosso dei 111 comuni al voto al centrodestra è molto concreta.

Di qui, dunque, la scelta di Bersani che, però, è funzionale anche a mantenere il filo del dialogo con Andrea Orlando, leader e della minoranza Dem e sostenitore di Peracchini. Bersani e Orlando si ritroveranno nuovamente in piazza, l’uno al fianco dell’altro, il prossimo primo luglio, quando Giuliano Pisapia dovrebbe lanciare l’alternativa a sinistra del Pd. Una scelta, quella del Guardasigilli, che ha provocato non poche tensioni nel partito. Soprattutto legate al fatto che proprio in quegli stessi giorni si celebra il forum dei circoli Pd a Milano.

Per il presidente dell’assemblea dem, Matteo Orfini, è inutile dialogare con altre forze politiche quando la legge elettorale non prevede coalizioni. Orlando risponde che lui sarà anche a Milano e che, comunque, snobbare gli alleati che sostengono i candidati Pd ai ballottaggi è poco lungimirante. Nel frattempo il segretario dem si tiene lontano dalla campagna elettorale, nonostante si fosse parlato, prima del risultato del primo turno, di un suo impegno nei giorni che precedono il secondo turno. Il rischio di una sovraesposizione del leader potrebbe spingere l’elettorato grillino ad andare alle urne per sostenere i candidati di centrodestra. E Matteo Renzi sa perfettamente che l’antirenzismo, conclamato con il referendum costituzionale, è tutt’altro che scemato. Meglio non metterci la faccia lasciando fare agli altri. Del resto, che la partita sia complessa lo ammette anche il responsabile Enti Locali del Pd, Matteo Ricci. “Quasi tutti i comuni saranno assegnati al fotofinish”. Anche per questo i dem tengono a sottolineare che “non si tratta di un voto politico”.

Una vittoria del centrodestra, è il timore che toglie il sonno agli esponenti del centrosinistra, sottoporrebbe la maggioranza di governo e il Partito Democratico, che ne è il maggiore azionista, a un processo dagli esiti imprevedibili. Matteo Salvini, non a caso, sottolinea che “se le elezioni premiassero il centrodestra, Gentiloni dovrebbe dimettersi e si andrebbe a votare a settembre”.

L’ipotesi della prevalenza del centrodestra non è poi cosi peregrina. A Genova il candidato di Centrosinistra, Gianni Crivello, si presenta con il 33,9% del primo turno contro il 38,8% del candidato sindaco di centrodestra Marco Bucci. Su Crivello convergeranno i voti di Sinistra Italiana e di Possibile di Pippo Civati. Ma anche quelli di Mdp che, con Roberto Speranza, sottolinea la volontà di non far mancare l’appoggio ai candidati di centrosinistra, siano essi civici o del Pd. Mdp sosterrà il candidato Pd anche a Piacenza, città di Pierluigi Bersani, dove Paolo Rizzi tenterà di recuperare lo svantaggio (28,1% contro il 34,7%) che gli è costato il secondo posto al primo turno dietro la candidata di centrodestra Patrizia Barbieri. A Parma sarà Paolo Scarpa (con il 32,7%), candidato di centrosinistra non più iscritto al Pd, a cercare di scalzare Federico Pizzarotti (al 34,7%), ex grillino che può contare anche sull’appoggio di Sinistra Italiana.

Parma è l’unico comune in cui Si non sostiene il candidato del centrosinistra, mentre in altri tre (L’Aquila, Catanzaro, Taranto) non è stata data alcuna indicazione di voto secondo il principio enunciato dal segretario, Nicola Fratoianni, “mai con le destre nonostante il Pd”. Scarpa ha avuto la tessera dem per due anni, dopo i quali ha rinunciato a rinnovarla, e lo scorso anno ha battuto alle primarie il candidato ufficiale del Pd. Pizzarotti, ex grillino che ha lasciato il Movimento dopo un lungo scontro con i vertici, ha ottenuto così la sua rivincita. I Cinque Stelle sono fuori dalla partita nella città simbolo dei grillini e si devono accontentare di correre in dieci comuni, tra cui un solo capoluogo, Asti (dove il candidato pentastellato è distante quasi 30 punti percentuali da quello di centrodestra).

I parlamentari Cinque Stelle ostentano ottimismo scommettendo di vincere in tutti e dieci i comuni in cui sono ancora in gara. La tesi è che, comunque vada, il Movimento sta crescendo in maniera lenta ma costante, eleggendo a ogni tornata amministrativa qualche consigliere comunale in più. In fondo, si sa, l’ottimismo è il sale della vita i grillini devono ostentarlo a tutti i costi. Per loro questa rischia di essere una partita molto dura, tanto da mettere in gioco la credibilità. Non a caso molti esponenti pentastellati ammettono come vi sia “ancora da lavorare per mettere radici solide sul territorio”, vero tallone d’Achille di un Movimento che solo i suoi rappresentanti in Parlamento vedono in salute. In Veneto, le partite più accese sono quelle di Padova, Verona e Belluno: nella prima, la speranza dei dem è quella di ribaltare il risultato del primo turno che vedeva il leghista Massimo Bitonci in netto vantaggio (40,2%) sul candidato Pd Sergio Gordiani (29,2%). L’accordo stretto con il civico Arturo Lorenzoni regala qualche possibilità di farcela.

A rischio per la Lega è anche Verona, dopo che Flavio Tosi – ex Carroccio e sindaco uscente dopo dieci ani di governo – ha stipulato un patto con il Pd proprio in chiave anti Lega. I dem, in virtù di questo patto, invitano i propri elettori a sostenere la tosiana Patrizia Bisinella (23,5%) contro Federico Sboarina (29,3%). “Io tengo particolarmente Verona”, confida Salvini, “a Verona vinciamo perché c’è questa alleanza innaturale tra Renzi e Tosi, che si sono schifati fino a ieri l’altro. Se Renzi dice votate la fidanzata di Tosi così fate un dispiacere a Salvini non è detto che lo faranno i suoi elettori”.

A Belluno, il sindaco uscente Jacopo Massaro, sostenuto dallo schieramento di centrosinistra, vede la riconferma a portata di mano forte del 46,2% conquistato al primo turno. Se la vedrà con Paolo Gamba, candidato di centrodestra, che ha ottenuto il 25,1%. Alla portata, per i dem, anche il risultato a Trapani. Il candidato del centrodestra, Girolamo Fazio, si è ritirato e al candidato di centrosinistra, Pietro Savona, basterà raggiungere il quorum del 50,1% di votanti per vedersi eletto. Ragion per cui Beppe Grillo ha lanciato un appello ai trapanesi perché disertino le urne. Saranno pure ballottaggi, ma hanno tanto il sapore dei carotaggi. In vista delle elezioni politiche, tutti nessuno escluso, vuol capire quanto pesa davvero all’interno dell’elettorato. Che sarà pure distratto, ma non certo quando c’è di mezzo il sindaco. Tu chiamale, se vuoi, amministrative. Ma sono anche un po’ politiche….