La scuola secondo don Benzi

Educare e istruire sono due facce di una stessa medaglia che racchiudono in sé un significato profondo spesso confuso e distorto.

Qual è il compito della scuola oggi? E' quello di educare e istruire le nuove generazioni in modo tale da favorire la crescita individuale e collettiva matura di cittadinanza nazionale, europea e mondiale. Il termine educare ha due radici latine: educare che indica accudire, allevare ed educere che significa “tirare fuori“, portare oltre, in un certo senso anche sedurre, portare in altro luogo. Troviamo dunque le dimensioni della cura e della cultura profondamente interconnesse: per condurre fuori bisogna prima accudire e allevare e nello stesso tempo accudire e allevare hanno come fine ultimo uscire dall'ambito materno.

Questo ci dice che una scuola che risponde alla propria vocazione non contrappone la dimensione dei bisogni a quella delle competenze, perché sa che l'apprendimento è solo l'ultimo anello di una catena che parte dal riconoscimento della persona, dell'accoglienza, dalla cura, dalla ricerca di senso. Ignorare queste dimensioni significa rinunciare all'apprendimento.

La parola istruzione, dal latino instruere, non richiama tanto la trasmissione di informazioni ma quella di immettere in una struttura, creare una mentalità, costruire pensiero.

La contrapposizione tra istruzione ed educazione è dunque un falso dilemma: una scuola attenta alla persona in tutte le sue dimensioni non tralascia nessun aspetto. Il “mestiere” di insegnante è in fondo quello di armonizzare queste dimensioni guardando al bene integrale della persona. Relegarlo a trasmettitore di informazioni e misuratore di prestazioni è davvero riduttivo.

Ma la Scuola del Gratuito, nata da un'intuizione di Don Oreste Benzi, non si può ridurre ad una pedagogia per includere i più deboli: è in realtà un ribaltamento del modo di fare scuola che apre le menti racchiuse nello stretto recinto della competizione e del voto, che crea legami, rispetta le individualità, esalta i talenti di ciascuno, rende più autonomi e liberi. È una pedagogia che mette il sapere e la conoscenza al centro, non la misurazione del profitto. Nella SdG non c'è differenza tra i migliori e i peggiori: ogni individualità è accresciuta al massimo, non esiste un vantaggio di partenza per quei ragazzi più adatti ad una scuola che privilegia solo alcuni saperi o capacità.

Noi della SdG abbiamo visto che cambiare è possibile, come è possibile uscire dai cancelli di un cortile e aprirsi ad un mondo che è pieno di risorse, di incontri, di sguardi, di conoscenza. Don Oreste nel suo approccio come insegnante e verso i tanti giovani che incontrava aveva chiaro questo: amare l’altro prima di tutto, comprenderlo e tirare fuori il meglio che il buon Dio aveva messo dentro di lui. Sempre Don Oreste ci ha lasciato questo grande insegnamento: prima di essere maestri, bisogna essere testimoni.

La passione per la vita passa per trapianto vitale, l’apprendimento arriva quando l’educatore crea un ambiente vitale non neutrale, ma ricco di rispetto. C’è una vocazione alla gioia e alla pienezza della vita che è in ogni fanciullo, adolescente e giovane.