La pagella di Visco all’economia italiana

Einaudi le chiamava le Prediche inutili. Le parole dette quest’anno alla Assemblea annuale della Banca d’Italia dal Governatore Ignazio Visco non potranno però  essere ignorate dalla politica e dal Governo. La crisi in atto è pesantissima, quest’anno potremmo perdere dai 9 al 13% del PIL e le conseguenze sociali sono e saranno pesantissime, almeno un milione di poveri in più. Il prolungato blocco delle attività sta mettendo in difficoltà ampi settori del ceto medio e ha fatto perdere il lavoro a tanti precari e gran parte del lavoro nero come mai prima. Il Governatore intanto parla di crisi senza precedenti e questa affermazione dovrebbe suonare come monito a chi all’inizio ha sottovalutato sia la gravità del Virus sia le gravità delle conseguenze del blocco della economia deciso ai primi di Marzo.

Per Governare un Paese è essenziale conoscere la sua struttura economica e sociale per sapere gli effetti delle scelte governative sulle famiglie e sulle imprese. Qui il giudizio di Visco è impietoso. Con la pandemia sono “aumentate le disuguaglianze”. Perché le statistiche ci dicono che mentre cresce la ricchezza aumenta la povertà. Questo anche per effetto di provvedimenti che non hanno fatto ancora arrivare nelle tasche degli italiani che non hanno un reddito fisso e garantito, le somme che compensavano quanto perso dalla chiusura delle aziende , dei negozi, dei bar, e dei. ristoranti. Sulle cose da fare per rilanciare la crescita della economia e del lavoro, Visco ha dato indicazioni precise che mi auguro portino il Governo a uscire finalmente dalla impasse che dura da mesi sul Pacchetto Investimenti Pubblici, il modo più concreto per rilanciare economia e lavoro. Per Visco l’Italia ha importanti potenzialità per riprendersi dalla manifattura al Made in Italy, dalla enogastronomia al turismo , settori nei quali il nostro Paese ha punte di eccellenza mondiale.

Per beneficiare degli effetti trainanti di questi settori Visco ha detto che occorre intervenire sul ritardo delle infrastrutture. Visco, cioè, più che di generici investimenti pubblici, parla della necessità di intervenire sui ritardi infrastrutturali perché sa bene che dai porti, dagli aeroporti , dai trafori autostradali e dalle reti ferroviarie passano le nostre importazioni e le nostre esportazioni. Negli ultimi dieci anni la economia italiana non ha avuto una crescita negativa solo grazie all’aumento delle esportazioni. E’ essenziale perciò accelerare gli investimenti nei porti più importanti, negli aeroporti e nelle Reti ferroviarie che ci colleghino al mercato europeo e mondiale come la Tav, il Terzo Valico. Questi investimenti renderanno  più competitive le nostre esportazioni emetteranno il nostro Paese al centro degli scambi commerciali tra l’Europa e l’Africa, tra l’Europa e l’Oriente. Ogni euro Investito nelle Infrastrutture ne produce nel resto della economia. per accelerare gli investimenti occorre avere il coraggio di scegliere le modalità burocratiche più virtuose come quelle seguite per la costruzione del Nuovo Ponte Morandi a Genova.