La grande invasione

Da qualche anno il nostro Paese sta sopportando una gigantesca invasione di immigrati. Intere cittadine sono state occupate dai profughi; un complesso destinato all’accoglienza si è trasformato in un villaggio che viene indicato come Alcatraz e che forse è attesa di essere chiuso o quantomeno destinato ad altra “ricollocazione ” anche a causa delle sfavorevoli sentenze emesse dalla Corte Europea che ha bollato il nostro Paese come “inospitale”, condannandoci a pagare congrui risarcimenti ai richiedenti asilo. Oltre al danno la beffa.

Su come arginare questo esodo epocale abbiamo praticamente sentito di tutto: le navi della Marina che avrebbero dovuto arpionare i barconi dei disperati e riportarli al largo come chiatte di morituri, senza neanche preoccuparsi della sensibilità e rispetto della vita che è nella natura dei nostri militari o di qualsiasi pescatore o navigante da diporto (perché chiunque va per mare sa che è impossibile per un comandante di un’imbarcazione non preoccuparsi di un uomo o animale in difficoltà tra le acque).

Poi ci sono state le proposte di bombardare i barconi con i migranti dentro e, resisi conto di averla ” sparata ” troppo grossa e troppo idiota, sono passati ai droni e alla distruzione degli scafi vuoti sulle spiagge, prima dell’arrivo dei disperati. L’idea successiva è stata quella degli incursori sulle coste libiche (atto di guerra) e altre amenità simili. Oggi infine si parla solamente di sparare agli scafisti. Impossibile riassumere tutte le fantasiose soluzioni…

Intanto si continuano ad applicare le procedure di accoglienza, ormai standardizzate e modulate secondo leggi e convenzioni desuete. Il problema si aggrava ogni giorno, vuoi per il numero smisurato dei disperati in fuga, vuoi per l’incapacità della politica di dare risposte concrete e valide.

Molti partiti hanno cavalcato “l’onda dei profughi“, raccogliendo consensi inimmaginabili da elettori spaventati e confusi. Del resto quella italiana è sempre stata definita come “politica dell’emergenza”. E lo dimostrano i tanti Governi che si sono succeduti con una cadenza quasi biennale.

Anche l’America ha avvertito l’Europa: “ne avrete per 20 anni”. Ma questa affermazione nasconde la preoccupazione degli States per il rischio che l’esodo si sposti dall’altra parte dell’Oceano.
I Paesi dell’Europa che fino a ieri ci dicevano “fatti vostri”, oggi cercano di diffondere immagini che li rappresenta come buoni samaritani.

Commovente la foto della Merkel che accarezza il bambino siriano; ma bimbi erano pure i piccoli, tantissimi, per i quali sulle nostre coste sono stati approntati i soccorsi e, purtroppo, anche i funerali.
Abbiamo registrato il sorriso, le porte “aperte”, ma solo per alcuni giorni. Poi Berlino ha sospeso Schengen. E le frontiere stanno per chiudersi anche in Olanda e in Francia.

Il nostro Paese, momentaneamente distratto dai successi delle nostre due brave tenniste, è ritornato a proporre le quote e la ripartizione. Ma la direttiva Schengen è sempre più a rischio. L’Europa nicchia e aspetta da noi strategie che vengono rimandate di mese in mese; anche stavolta, forse senza merito, ci assegnano la parte di attori non protagonisti.

Sarà bene che i nostri Governanti si mettano a svolgere il compito per il quale sono stati chiamati a rappresentarci e la smettano di pubblicizzare – forse per esorcizzarlo – un problema ormai ben conosciuto da tutti, andando a fare proclami sulle nostre piazze, aggiungendo paura a confusione, e diffondendo un senso di insicurezza partecipata, ormai generalizzata in tutte le Regioni.

I nostri Europarlamentari, peraltro ben pagati dai cittadini, descrivano finalmente alla comunità internazionale la nostra incapacità ad accogliere l’enorme massa di immigrati e non si illudano, né ancor più grave illudano i cittadini italiani, con lo scaricabarile televisivo che il problema si sta affrontando con fermezza e concretezza, mentre l’avanzata immigratoria sarà solo rallentata dal generale inverno.