La danza dei bonus: i provvedimenti bandiera che non tutelano le famiglie

Tempo fa si diceva che un buon governo deve avere come modello di condotta un buon padre di famiglia, che ha il dovere di far quadrare i conti, evitando sprechi e spese superflue ed inutili. Dunque, un’azione di bilanciamento, logico e razionale, fra necessità inderogabili e opzioni, magari simpatiche, ma per nulla essenziali. A volte, addirittura dannose. Tradotto nella realtà quotidiana significa che dovendo scegliere fra comprare pane e companatico e una bella gita al mare, la priorità va certamente data alla prima questione. E’ innanzitutto una questione di valore e, subito dopo, di sapiente allocazione delle risorse, a budget limitato.

Chiediamoci se sta accadendo così nel nostro Paese, scivolato in una crisi economica da tutti giudicata senza precedenti. Dunque, muoviamoci su fatti concreti. Il governo ha finanziato con duecento milioni di euro (che non sono proprio bruscolini) un provvedimento denominato “bonus monopattini”: l’acquisto di monopattini semoventi per facilitare gli spostamenti delle persone in città, ridurre il traffico urbano, limitare le emissioni nocive. Chiunque si è trovato a camminare in una delle nostre città in questi giorni avrà constatato che i fatti – peraltro prevedibilissimi – si discostano non poco dalla teoria: i monopattini sono utilizzati da giovanotti e giovanotte che si rincorrono, si spintonano, si divertono, saltano ogni divieto, se poi piove il divertimento è ancora più eccitante, e poi abbandonano il mezzo nel primo posto che capita.

Non abbiamo visto massaie che portano le borse della spesa, mamme o papà che accompagnano bimbi al parco, operai o impiegati con la loro borsa di lavoro … se poi piove!! Dunque, prima domanda: sono brutti e cattivi i monopattini? Certamente no. Seconda domanda: in questo momento la necessità del Paese in ginocchio, sono i monopattini? Altrettanto certamente no. E’ una semplicissima questione di buon senso: meglio i monopattini o aiutare famiglie e studenti delle scuole paritarie che stanno chiudendo, lasciando senza classi quasi trecentomila alunni e senza lavoro sessantamila cittadini del comparto? Meglio i monopattini o colmare il buco di 85.000 insegnanti, in particolare per bimbi con disabilità, per garantire una buona ripresa dell’anno scolastico?

Torna la domanda di partenza: meglio pane e bistecca o vacanza al mare? A proposito di vacanza, un altro esempio di questi giorni: bonus vacanza, cinquecento euro per famiglia con Isee inferiore a quarantamila euro, da spendere in strutture alberghiere, villaggi, resort. E’ male? Certamente no. Ma serve un’altra considerazione e dobbiamo farci un’altra domanda: pensiamo che – dopo mesi di lockdown di uffici, fabbriche, attività autonome di artigiani e commercianti, le famiglie – soprattutto con due figli in su – abbiano soldi in tasca così da pensare ad allegre vacanze che – comunque- comporteranno spese ben superiori a cinquecento euro, anche se si sceglie una pensione a buon mercato? C’è da pensare che sarà – ancora una volta – una delle tante misure discriminanti le famiglie con figli a carico, soprattutto se numerose.

E che dire del “bonus nonni-sitter”? Dopo che il “famoso” CTS, Comitato tecnico-scientifico, ci aveva catechizzato sulla vulnerabilità strutturale degli anziani, raccomandando per loro un particolare isolamento, soprattutto dai bambini in quanto possibili “portatori sani” del virus, ora si rovescia tutto, in palese contraddizione rispetto alla narrazione precedente. Certamente non è una novità. Siamo stati abituati, purtroppo, in questi mesi a sentire tutto e il contrario di tutto, ma certamente il governo non ci fa una bella figura, soprattutto in termini di buon senso e di credibilità. Si tratta di provvedimenti “bandiera”, slogan che hanno lo scopo di confondere e distrarre l’opinione pubblica, perché appaiono quello che in realtà non sono: appaiono a favore delle famiglie, mentre in realtà le vere esigenze delle famiglie sono ad oggi vergognosamente dimenticate.

Servono provvedimenti strutturali che promuovano e sostengano il legame familiare: assegno unico universale per i figli, quoziente familiare, fiscalità speciale, reddito di maternità e – certamente non ultimo – un cambio di rotta culturale. La famiglia – nonni, genitori e figli – “ordo succedentium generationum”, società naturale – è l’asse portante della società e la donna/mamma deve essere posta in condizioni, sociali ed economiche, tali che possa davvero liberamente scegliere e conciliare il lavoro in casa e il lavoro esterno. Due sono le rotaie di questo nuovo trend sociale: da una parte il quadro economico e dall’altra la promozione e la valorizzazione del ruolo della donna in quanto sposa e madre.

Proprio l’opposto di quanto sta accadendo in questi ultimi anni, in cui la realizzazione della donna è proposta e valutata solo in termini di ruoli e cariche sociopolitiche o manageriali. A ben vedere, mentre si costruisce e si lavora per una giusta parità di diritti e doveri fra donne e uomini, una medaglia speciale al merito va data all’altissimo valore sociale della maternità e alla donna che ha scelto di mettere al mondo un bimbo, soprattutto in un Paese come il nostro che sta morendo di denatalità. Personalmente sono fermamente convinto che sono due le azioni di fanno “grande” l’essere umano: mettere al mondo una nuova vita (alla faccia di tutte le vergognose ed infami teorie e pratiche malthusiane) e dare la propria vita per amore ad un altro. A ben guardare, la prima ha lo stesso significato della seconda!