La costruzione di un “Mondo migliore”

Dai giorni trascorsi sul ponte di una nave, attraccati nel porto siciliano di Catania spazzato dai venti e in attesa, ora dopo ora, di conoscere il proprio destino, alle colline dei Castelli Romani, accolti dal centro 'Mondo Migliore' di Rocca di Papa in un susseguirsi di emozioni, tante e diverse. Si è conclusa così l'odissea di 100 dei 177 migranti imbarcati sulla Diciotti, il bastimento della Guardia Costiera che li aveva soccorsi ormai dieci giorni fa nelle acque del Mediterraneo e sui quali sono rimasti per giorni, protagonisti involontari di un aspro contenzioso divenuto man mano uno stallo insostenibile. L'intervento della Cei, assieme a quello di Albania e Irlanda, li ha condotti per la maggior parte qui, alle porte della Capitale, dove ad accoglierli erano in molti: operatori della Caratis, volontari, cittadini ognuno con il proprio contributo da dare e il suo sorriso da offrire.

La loro vita ricomincia dal 'Mondo Migliore', quello che probabilmente cercavano nel giorno in cui decisero di imbarcarsi sul gommone che avrebbe dovuto portarli in Europa. Forse per questo una tangibile emozione, la loro e di chi li osservava, li ha accompagnati nei loro passi verso i cancelli della struttura d'accoglienza, quando a Rocca era già calata l'oscurità della sera. L'approdo definitivo, quello da cui iniziare a costruire il proprio futuro e dimenticare i giorni trascorsi a bordo, a qualche centimetro dalla banchina del molo di Levante, osservata a lungo senza poterla toccare. A Rocca di Papa sono arrivati fra sentimenti contrastanti, con i residenti a ricalcare quella che per giorni è stata la linea del Paese, divisi fra chi teneva esposti striscioni d'accoglienza e chi, invece, faceva sentire la propria voce per reclamare esattamente l'opposto. Favorevoli e contrari, tutti attorno ai cancelli di 'Mondo Migliore' a dar sfogo alle proprie ragioni, mentre i 100 migranti, tutti molto giovani, sfilavano verso la loro nuova (provvisoria) casa: stanchi, dal volto segnato, forse ignari di quanto i loro destini abbiano scatenato il dibattito interno dello Stato in cui, alla fine, tenteranno di costruire i propri sogni.

Pur consapevoli, noi cittadini, di quanto accaduto negli ultimi giorni, è stato certamente confortante osservare i sorrisi formarsi sul viso di molti di loro, emozionati e forse sorpresi di ricevere degli applausi al loro arrivo. Un segno evidente di come, arginata momentaneamente la marea del contenzioso politico, l'Italia vada riscoprirsi come un Paese in cui l'umanità delle persone può ancora fare la differenza. Qualcuno si commuove quando il fondatore del centro Auxilium ripercorre la loro vicenda, tornando a ringraziare nuovamente il direttore di In Terris, don Aldo Buonaiuto, per il suo lavoro di mediazione fra Chiesa e governo. E, mentre gli sguardi si incrociano, alcuni sollevati, altri pensierosi, all'esterno qualcuno grida ancora il proprio dissenso. Altri approfittano dell'occasione per portare la questione su un piano politico-ideologico, consumando l'ennesimo scontro verbale prima e dopo l'arrivo del pullman dei migranti, dimenticando che il loro soggiorno a Rocca non durerà che pochi giorni prima di essere trasferiti in altre diocesi e iniziare il loro percorso di integrazione nella nostra società. Come spiegato recentemente da Papa Francesco, “un popolo che può accogliere ma non ha possibilità di integrare, meglio non accolga. Lì c’è il problema della prudenza. E credo che proprio questa sia la nota dolente del dialogo oggi nell’Unione Europea. Si deve continuare a parlare: le soluzioni si trovano”. Un dialogo: forse è questo che ognuno di noi si aspetta.