La cattedrale che brucia ma risorge

Dopo settimane di blocchi, scontri di piazza e violente proteste dei gilet gialli, ora Parigi piange per la sua chiesa madre in fiamme. Uno dei simboli della cristianità europea rimasto in piedi per 856 anni, brucia davanti agli occhi attoniti dei parigini, dei turisti, di chi guarda sconvolto le immagini alla Tv e sui siti Internet, nel primo giorno delle celebrazioni della Settimana Santa che portano alla Pasqua. Il Presidente della Repubblica, Emmanuel Macron scandisce con le lacrime agli occhi: “Oggi muore una parte di noi”.

Le fiamme sono iniziate da un’impalcatura che era lì per i lavori di ristrutturazione iniziati un anno fa, sono arrivate fino al tetto e infine alla guglia, che è crollata con sinistro fragore. Probabilmente non resterà nulla della sommità dell’edificio sacro più celebre di Francia, a parte le statue che erano state rimosse per il restauro e che nei giorni scorsi erano volate nel cielo di Parigi trasportate da elicotteri come nella scena visionaria di un film di Fellini. Il portavoce della diocesi di Parigi esprime l’angoscioso timore che non rimarrà niente neppure dell’interno in legno del XIII secolo.

Non hanno potuto utilizzare gli aerei spegni-incendi, perché la struttura non avrebbe retto ai massicci getti d’acqua e così si è lavorato sodo, con gru e pompe per arrestare il disastro. E si pensa subito al dopo, riannodando i fili di quella memoria collettiva che nei secoli ha visto tra i banchi della cattedrale pagine di storia e sofferenze condivise in guerre e carestie. Chissà se anche stavolta vorranno lavorare al cantiere di Notre Dame cittadini orgogliosi delle loro radici culturali e fedeli devoti, così come avvenne per coloro che prestarono la loro opera nell’epoca della sua costruzione e delle periodiche ristrutturazioni, quando si attivavano fabbri, muratori, carpentieri. Ci sono voluti 87 anni di interventi esterni e interni alla grande chiesa di Francia per renderla ciò che era finora, prima di questo terribile incendio.

Ne ha passate davvero tante Notre Dame e non è la prima volta che la sorte le infligge danni e offese: durante la Rivoluzione Francese, la cattedrale venne devastata e sopportò la distruzione delle immagini sacre. La Chiesa venne adibita a Tempio della Ragione e la statua della Madonna fu sostituita con quella di un’attrice. Napoleone la riconsegnò al culto, perché ospitasse la cerimonia della sua incoronazione. Nel 1800 il decadimento era così avanzato che in molti volevano distruggerla, demolirla e innalzarla nuovamente, mattone su mattone. La popolazione era divisa ma furono i parigini che volevano preservarla ad avere la meglio, traendo forza evocativa e suggestione di massa dal venerato romanzo di  Victor Hugo. Fu oggetto di lesioni, sebbene di entità minori, anche durante la liberazione di Parigi, al termine dell’ultimo conflitto mondiale. Dalla seconda metà del secolo scorso è stata al centro di una vasta serie di interventi di manutenzione straordinaria e l’ultimo sarebbe stato quello tragicamente interrotto dalle fiamme.

Un pezzo di storia della Francia, una delle principali costruzioni gotiche al mondo e un’effige globale della cristianità. Una Bibbia in pietra, un geniale  miscuglio di arte, dottrina cristiana, storia, leggende, simbologie. Secondo la tradizione, nella cattedrale parigina sono conservate alcune tra le più importanti reliquie cristiane: un chiodo e un frammento della Santa Croce e la corona di spine di Gesù. Si narra persino che le serrature e le cerniere di questa maestosa e enigmatica chiesa siano opera del Maligno in persona. Il fabbro Biscornet donò la sua anima al diavolo e il giorno dell’inaugurazione, per aprire le porte, furono necessari esorcismi, mentre il giovane artigiano morì di lì a poco.

Nel Portale del Giudizio Universale si vede Satana che collabora con l’Arcangelo Gabriele nel soppesare le anime e nella Tentazione di Adamo ed Eva il demone Lilith viene raffigurato al posto del serpente. Strige, una delle statue più famose di Notre Dame, un alato spirito maligno greco, è posto sul cornicione. Per non parlare dei famosi 54 mostri apparentemente a guardia lungo tutto il perimetro della cattedrale, i gargoyles (gargouille, in francese). Adesso, sotto il divampare dell’incendio, tanto sconcerto e dispiacere. I pompieri hanno gridato il pericolo di restare attorno al gigante ferito facendo allontanare la gente. Un migliaio di parigini hanno dovuto lasciare l’area. Pur con tutta le tecnologia del terzo millennio, ci si sente impotenti di fronte a un disastro che sembrava inarrestabile come lo fu il rogo che 22 anni fa minacciò nel duomo di Torino di ridurre in cenere la Sacra Sindone.

Oggi a Parigi come nel 1997 nel capoluogo piemontese c’è una moltitudine di persone che, in ogni parte del mondo, prega affinché rimanga qualcosa da ricostruire di questo monumento della fede. Nostra Signora è  capolavoro planetario, simbolo della Francia e dell’Europa nel mondo, ma è anche e soprattutto il retaggio di una cristianità che ha sempre saputo risorgere dalle proprie macerie spirituali e materiali. Accadrà così anche stavolta.