L'Europa dei Barabba

Se la morte non può trovarti da vincitore, che ti trovi almeno da guerriero”. Vorrei iniziare con queste di S. Agostino questa mia breve riflessione sull’Europa, ben consapevole della delicatezza del tema, perché chiunque oggi alzi una voce critica sull’argomento, è esposto alla gogna mediatica come sovranista, populista, o peggio. Dunque può essere utile sgombrare il campo da equivoci, anche se sappiamo tutti molto bene che la “macchina del fango” – soprattutto in ambito politico e culturale – non ha bisogno di prove oggettive per mettersi in moto, perchè funziona a slogan e battute infarcite di ideologia, quando non di pura menzogna. Speriamo, comunque, che un po’ di chiarezza possa essere utile: amo fortemente il disegno di una Europa unita, giusta e solidale, ma sono fermamente contro “questa” Europa che, rinnegando le radici cristiane, ha trovato le sue dannose fondamenta nell’idolatria del mercato, della tecno-burocrazia e delle logiche del capitale. L’Europa dell’euro ha affondato l’Europa dei popoli.

L’Europa delle cosiddette democrazie liberali, sta annullando l’Europa dei valori. Nell’enciclica Centesimus Annus, Giovanni Paolo II ci aveva ammonito, con parole profetiche: “Una democrazia senza valori, si converte facilmente in un totalitarismo aperto o subdolo” (n.46). Buona parte del pensiero unico dominante che invade ogni giorno il nostro Paese nasce esattamente nelle fucine totalitarie radical-chic di Strasburgo e Bruxelles. I fatti che vanno in quella direzione si sprecano: dal “diritto di aborto” alla legalizzazione della marijuana, dall’eutanasia alle famiglie omogenitoriali. In ordine di tempo, l’ultima “perla” di questa cultura disumanizzante, è stato il voto del Parlamento Europeo della settimana scorsa: ad un emendamento di condanna dell’incivile pratica dell’utero in affitto, presentato da un manipolo di eurodeputati italiani solidali con il Family Day, è arrivata la bocciatura dell’aula, che – si badi bene – ha votato contro sé stessa, considerato che solo un anno fa aveva espresso il parere esattamente contrario. Spero che siamo consapevoli che è in atto uno scontro epocale e che – per dirla con S.Paolo VI – viviamo un tempo “drammatico ed affascinante” nello stesso tempo, in cui in nome di un “nuovo umanesimo” senza né Dio né patria né famiglia, si adorano nuovi miti e nuove divinità pagane, che si chiamano relativismo, individualismo, “diritti civili” in cui trionfa il delirio della libertà senza limiti.

Mentre i popoli, la gente comune, il mondo del “buon senso”, semplice e diffuso, continua ad amare la propria terra, la propria identità storica e culturale, il patrimonio umano e religioso della propria tradizione, è in atto un’offensiva disumanizzante che giunge a negare addirittura la bellezza della differenza sessuale donna/uomo, insieme al diritto/bisogno di ogni bimbo di avere una mamma ed un papà. Sotto la maschera di un’Europa democratica, inclusiva e multiculturale si nasconde un gioco di potere, culturale prima e politico/economico dopo, che ha come traguardo l’annullamento della verità che nasce dal diritto naturale. Il concetto attuale di democrazia appare legato mani e piedi all’opzione relativistica e il relativismo è “imposto” come l’unica vera garanzia della libertà, senza limiti e senza valori irrinunciabili. I “diritti civili” hanno soppiantato i “diritti umani”, al punto che il diritto alla vita (fondamento di tutti i diritti) è cancellato a favore del “diritto al suicidio e all’aborto”! In questa “battaglia” epocale credo che tutti noi abbiamo il dovere – dovere morale, innanzitutto; poi dovere culturale e politico – di prendere posizione. Da una parte c’è l’opzione relativistica del “nuovo umanesimo” senza Dio, che rifiuta l’esistenza di una legge naturale inscritta nel cuore dell’uomo, perché fortemente sospettata di inquinamenti dottrinali metafisici, e che fa coincidere i significati di “verità” e “bene” con le decisioni della maggioranza. Un diritto è tale non perché è intrinsecamente “buono” e va protetto, ma in quanto è statuito dalla maggioranza.

Come ci ha insegnato Benedetto XVI nel suo libro su Gesù di Nazareth: di fronte alla scelta di liberare Gesù o Barabba, che cosa sia il “bene” e il giusto lo decide la maggioranza. Così agisce Pilato: si appella alla maggioranza. E se la maggioranza decide a favore di Barabba, il “bene” è Barabba e Gesù deve essere crocefisso, perché questo vuole la maggioranza. Dall’altra parte, una concezione dell’umanità, della società e del bene comune, diametralmente opposta: la verità non è un prodotto della politica o della maggioranza, anzi ha su di essa un primato indiscutibile, ed esiste in quanto la illumina. Non è la prassi a creare la verità, perché è la verità che rende possibile un’autentica prassi a vantaggio del bene. E la verità è un composto fatto di valori e diritti, che promuovono e tutelano questi valori che ci vengono attestati dalla ragione e dal buon senso (oltre che dalla Fede, per noi credenti). Dobbiamo lavorare, tutti, per rifondare una Europa che si ponga come primo traguardo di ritornare “umana”, come i tre grandi padri fondatori l’avevano sognata e pensata. Il virus mortifero delle “vite indegne di essere vissute” che infettò buona parte dell’Europa nel ventennio nazifascista, è mutato sì, perchè presenta antigeni diversi rispetto a quel tragico originale (come abbiamo descritto), ma percorre le stesse strade e utilizza gli stessi strumenti per diffondere: monopolio della comunicazione ed indottrinamento culturale e legislativo, contro il quale non è consentito – oggi come ieri – dissentire o, semplicemente, sollevare obiezione di coscienza. Il bavaglio al libero pensiero e alla libertà di espressione, tanto caro alle dittature, sta per essere rievocato nella nostra società e sguaina le spade delle leggi ad hoc e delle sanzioni penali contro chi “osa” pensare diversamente Questo scenario, impone di smettere di piangerci addosso e di prendere posizione. Torniamo all’incipit di questa nostra breve riflessione e facciamone un’overdose per la nostra coscienza: “Se la morte non può trovarti vincitore, che ti trovi almeno guerriero”