Italia-Russia, quell’asse che non piace a Bruxelles

Il fitto calendario di eventi che ha caratterizzato le relazioni italo-russe nel mese di ottobre prosegue senza sosta con il suo evento “culmine”: la visita ufficiale del premier Giuseppe Conte a Mosca, ospite del presidente russo Vladimir Putin. La seconda visita ufficiale del Primo Ministro da pochi mesi in carica, dopo la prima di fine luglio presso la Casa Bianca, ha avuto luogo proprio nella capitale russa, a dimostrazione dell’elevato livello di riguardo dell’esecutivo italiano nei confronti della Federazione Russa, della sua importanza strategica, della sua economia e, senz’altro, delle numerose possibilità offerte dal mercato russo per i nostri imprenditori. L’ordine con il quale queste due visite sono state disposte non sembra essere casuale, dal momento che, dopo aver parlato con lo storico alleato statunitense, Conte ha incontrato Putin per ribadire la storica disponibilità al dialogo dell’Italia nei confronti di Mosca, nonostante la politica internazionale abbia spesso distanziato le posizioni italiane da quelle russe.

Il momento scelto per questa visita risulta essere particolarmente propizio per un ulteriore avanzamento del livello di cooperazione tra i due Paesi, considerando soprattutto le tensioni registrabili negli ultimi giorni tra Roma e Bruxelles, con un rapporto con l’Unione Europea che sembra aver raggiunto i suoi minimi storici. L’ottobre “russo” della politica estera italiana non sembra essere stato gradito dagli apparati europei, così come la politica e gli organi di stampa russi non hanno nascosto un certo compiacimento nel raccontare il calendario di incontri ufficiali avvenuti in Russia nelle ultime settimane. In un Paese così grande, sempre più sensibilmente attanagliato da una certa “sindrome di accerchiamento” (in riferimento all’avanzamento delle strutture Nato nello scacchiere dell’Europa centro-orientale), Conte è stato accolto con toni decisamente positivi da politici ed analisti locali.

L’agenzia di informazione Tass ha tracciato il profilo politico di Conte non lesinando parole liete per il suo stile in materia politica, giudicato molto “silenzioso” e poco avvezzo all’esposizione mediatica, spesso coperto dai leader di M5s e Lega. Nonostante ciò, gli stessi analisti della Tass non si fanno illusioni in merito alle possibilità del governo italiano nel farsi carico di un “nuovo corso” nei confronti dell’approccio Ue verso Mosca. In poche parole, in Russia sembrano essere ben consci di un concetto che ancora sfugge ai più accaniti fautori italiani dell’eliminazione del regime sanzionatorio: l’Italia non ha, al momento, l’autorità necessaria per poter compiere un passo di tale portata. Sempre secondo gli analisti della principale agenzia di informazione russa, anche un improbabile veto italiano nella prossima sede decisionale a riguardo avrebbe poche possibilità di successo; si tratterebbe, in ogni caso, di un “veto debole”

Nonostante ciò, il quotidiano Kommersant parla di “rialzo” delle relazioni italo-russe trattando ampiamente un tema per nulla nascosto da Conte, ossia quello del ritorno della Russia all’interno del G7. Il presidente del Consiglio vorrebbe seguire, in un certo senso, l’esempio di Silvio Berlusconi, che nel 1996 si fece portavoce del ritorno della Russia intorno ai tavoli della politica internazionale invitando ufficialmente Boris Eltsin nel meeting di Napoli. Mosca, tuttavia, ha già più volte fatto capire di non ritenere prioritario un rientro nel formato G7, alquanto “obsoleto” se si tengono in considerazione i cambiamenti politici degli ultimi anni: ai tempi di Eltsin il Paese, dopo la dissoluzione dell’Urss, era in cerca di una vetrina per rilanciare un prestigio perso nei confronti di un Occidente “vincitore” della Guerra Fredda, mentre oggi il nuovo assetto multipolare ha rilanciato la Russia in maniera non solo simbolica, ma soprattutto “sostanziale” dal momento che Mosca è tornata ad esercitare, talvolta con la diplomazia e con il soft power, talvolta con la forza, la propria sfera di influenza.

A margine degli argomenti di natura economica trattati da Conte e Putin, è passato “sottotraccia” un incontro non meno importante dal punto di vista strategico per il destino dei due Paesi: l’ad di Eni, Claudio Descalzi, ha fatto visita al numero uno di Rosneft,Igor Sečin. Prosegue, dunque, il partenariato che lega i due marchi attraverso una joint venture che vede la nostra Eni impegnata nel Mar Nero per il 33,33% insieme al colosso russo in posizione maggioritaria. Nonostante sia chiaro il posizionamento dell’Italia all’interno dello scacchiere internazionale, Roma e Mosca stanno senz’altro lavorando per “aggirare” il regime sanzionatorio al fine di trarre benefici economici comuni secondo un principio che sembra sempre più sparire, per vari motivi, dall’agenda di determinati Paesi europei: quello dell’interesse nazionale.