Immigrazione: non possiamo chiudere gli occhi

La giornata internazionale dei migranti che si celebra oggi è l'occasione per riflettere sul dramma di migliaia di persone, uomini, donne e bambini che cercano un riscatto sociale ed una speranza di vita migliore lontano dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla fame. Abbiamo letto in questi giorni quante torture, ricatti, minacce terribili subiscono in Libia i familiari dei migranti ospitati oggi presso i tanti centri di accoglienza italiani. Ma questa Europa rigorista e senza una “governance” illuminata preferisce chiudere gli occhi, continua a dire “no” ad una vera politica coordinata di accoglienza ed alla tutela della vita umana, incapace di trovare una linea unitaria sul tema dei migranti e di una giusta ripartizione dei profughi.

Ha fatto bene il Governo Gentiloni ad esprimere la propria insoddisfazione nei confronti della politica delle frontiere chiuse, come stanno facendo paesi come l'Austria o l'Ungheria. Non si possono mettere vincoli o asticelle quando in gioco c’è la sopravvivenza di interi popoli. Accogliere i profughi è un dovere universale come ha ripetuto Papa Francesco. Oggi il tema è in che modo governare il fenomeno planetario della migrazione dei popoli, affrontando con fermezza la questione del traffico umano, come continua ad avvenire in Libia sotto lo sguardo indifferente della comunità internazionale. La Brexit, la costruzione dei muri in tanti paesi Europei, il rigurgito dei nazionalismi sono tutti segnali negativi del clima torbido ed oscurantista che stiamo vivendo. Il sindacato non può rassegnarsi a questo scenario.

L’Europa deve ritrovare nel suo modello sociale e culturale, nei suoi principi originari, la chiave per una risposta forte e convinta a chi predica la “chiusura”, ai populismi xenofobi, a chi vuole riportare indietro l'orologio della storia. Ecco perché bisogna dire “no” con fermezza e senza ambiguità alle intimidazioni, agli atti di violenza, ai blitz neofascisti. Occorre rimettere al centro un progetto alternativo, ispirato al sogno europeo di una comunità di idee, possibilità di integrazione ed inclusione sociale, centralità dei diritti umani e della dignità del lavoro. E’ evidente che alcuni ambienti spingono a rifiutare questi valori fondamentali, facendo leva sulla paura e sulla insicurezza, predicando la separazione tra le comunità. Si tratta di una risposta miope, egoista, pericolosa. Ecco perché abbiamo bisogno di una grande alleanza tra le istituzioni e le espressioni organizzate della società civile per diffondere i valori della coesione, della giustizia sociale, del lavoro e della formazione come opportunità di inclusione e di riscatto, nel rispetto delle diverse identità.

Per questo ha per noi un valore importante, e sarebbe un grande segnale di integrazione, il riconoscimento della cittadinanza per i bambini nati in Italia da genitori stranieri che vivono nel nostro Paese, frequentano le nostre scuole e parlano la nostra lingua. Lo diremo con forza mercoledì prossimo a Roma attraverso una grande iniziativa della Cisl, della Fai e dell'Anolf sul tema del rispetto del lavoro dei migranti nel nostro Paese. Questa è la battaglia culturale che dobbiamo fare, anche con il contributo del sindacato europeo, la Ces, a partire dalla scuola e dai posti di lavoro, con un sentimento positivo di solidarietà e di rispetto per la vita umana. Dobbiamo farlo per i tanti bambini africani che in questo periodo natalizio sognano come tutti i bambini solo una casa e l'amore dei propri cari.