Il web alle urne

A ogni elezione si ricomincia tutto daccapo. E i partiti tradizionali non potranno più pensare di aver convinto gli elettori una volta per tutte, sfidandosi solo tra loro e relegando i nuovi movimenti a una funzione di mera testimonianza, minoritaria. Saranno obbligati a convincere gli elettori ogni giorno, per consolidare un consenso volatile. Per farlo, non potranno che ripensare il proprio rapporto con la Rete. Non con lo strumento del web e basta. Ma con tutto ciò che la rete sta cambiando e sempre più cambierà nella società. Per intenderci, negli ultimi dieci anni per i parti tradizionali aprirsi a Internet ha significato prevalentemente ingaggiare un esperto web. O, al massimo, un team per il web. Da affincare in genere all’ufficio stampa. In campagna elettorale qualche potenziamento d’organico, ma sempre e solo secondo una logica legata alla comunicazione.

Oggi tutto questo sembra completamente fuori dalla realtà. Come se un’azienda, di fronte alla sfida rappresentata dai Big Data, si accontentasse di ingaggiare una data scientist, di quelli ricercatissimi sul mercato. Problema risolto, settore presidiato. In verità, come appare chiaro, una realtà che percepisce l’aspetto strategico di queste tendenze sa che per cavalcarle ha bisogno di professionalità altamente specializzate: scienziati sociali capaci di estrapolare da quella massa immensa di dati quelli funzionali alle esigenze aziendali, esperti di marketing che sanno come maneggiarli, professionisti della comunicazione che diversificano il messaggio in funzione del dato e altri ancora. Tutti, naturalmente, in grado di lavorare in equipe.

L’innovazione di processo è tale da coinvolgere praticamente ogni passaggio dell’organizzazione. E anche ogni settore. Penso, tra i molti esempi possibili, allo studio che, sull’idea di Valerio De Molli, ha condotto nel 2015 un gruppo di lavoro coordinato da Fabrizio Saccomanni per The European House Ambrosetti per analizzare l’impatto del digitale e delle logiche di Rete sul sistema bancario.

Discorsi simili sono applicabili oggi a un movimento politico? Per molti – benché in Italia, per ragioni fin troppo scontate, l’assimilazione anche solo teorica tra un partito e un’azienda provochi riflessi pavloviani non esattamente neutrali – l’accostamento regge. Questo perché ciò che sta avvenendo interessa, come ho detto molte volte, ogni azione complessa molto più di quanto non lo sia un’azienda: deve rivolgersi a milioni di persone e render conto a migliaia o centinaia di migliaia di iscritti.

Ma è, sopratutto, una comunità. Impossibile da tenere insieme senza investire tempo, soldi negli strumenti di partecipazione e condivisione oggi. Tre, in particolare, sono gli ambiti su cui muoversi, a mio parere, per raccogliere fino in fondo la trasformazione provocata dalla Rete. Primo: la democrazia interna: le forme e gli strumenti per valorizzare la condivisione è trasformare gli strumenti per valorizzare la condivisione e innovare il processo decisionale. La Rete consente di far partecipare una pluralità di persone in tempi più rapidi e attraverso modalità più semplici ed economiche rispetto al passato. Un movimento politico può trarne enormi vantaggi.

Se opportunamente organizzato e disciplinato, è un modo per decidere meglio, con il coinvolgimento di punti di vista plurali e competenze maggiori. Ed è un modo per ridurre il margine di errore e moltiplicare le forme di coinvolgimento che poi possono generare, a loro volta, consenso. Secondo ambito, la conduzione delle campagne elettorali. Il dispendio di energie fisiche ed economiche di una campagna vecchio stile è assolutamente insostenibile se comparato alla capacità, che la Rete offre, di contattare un vasto numero di elettori altrimenti irraggiungibili. Questo obbliga, ovviamente, a costruire messaggi e canali di interazione differenziati in funzione dei diversi destinatari.

Terzo ambito è l’interlocuzione permanente del movimento politico con la società esterna alla politica. Dal momento che – lo ripeto – la volubilità del rapporto tra elettori e partiti oggi è molto maggiore, è necessario, per un soggetto politico, essere in grado di interagire con i corpi sociali e con i diversi segmenti del corpo elettorale (geografici, anagrafici, professionali, e così via) in modo continuativo. Un tempo l’interlocuzione era incentrata sul rapporto coi corpi intermedi. Questo oggi non basta più. I copri intermedi vanno rispettati e valorizzati, ma per il dialogo con la società si devono necessariamente sfruttare tutte le potenzialità della Rete.

Tratto da “Andare insieme, andare lontano”.