Il risveglio dei cristiani per cambiare la politica

Si rischia sempre di essere ingenerosi quando si vuole attribuire il merito di un’ispirazione generale alla quale si collega la propria. Ingenerosi nella prospettiva temporale, perché si guarda agli ultimi giorni; ingenerosi, anche involontariamente, verso chi la questione l’ha trattata ma è rimasto in qualche anfratto nascosto della comunicazione.

Tanto dovuto alla coscienza, la mia ispirazione più forte la derivo da due limpidi articoli di monsignor Ernesto Simoni, pubblicati su Avvenire, con i seguenti contenuti (da me liberamente estratti):

“Il campo della politica riguarda l’inderogabile esercizio della laicità cristiana nel mondo;

non sono migliorate – qualitativamente e quantitativamente – l’azione e l’incisività politica dei  cattolici italiani ed europei;

 non è stata impedita né la degenerazione della politica, né l’onda dell’antipolitica;

non è positivo il fatto che la varietà e la molteplicità delle aspirazioni e delle iniziative in corso non riesca a trovare la strada di una sintesi e diventi un insieme significativo e incisivo;

non sogno il partito cattolico ma desidero un partito di vera ispirazione cristiana che animi motivazioni soggettive, idee programmatiche e comportamenti politici… a me piace pensare a qualcosa di unitario…intorno ad un programma identitario (ma non settario) aderente alla concretezza dei problemi attuali;

un partito di ispirazione cristiana irriducibile al liberalismo e al liberismo, pur essendo decisamente democratico in politica ed in economia, (irriducibile) al socialismo di vario colore pur essendo fortemente sociale;

Il programma di un partito di ispirazione cristiana non è la mera ripetizione dei princìpi e degli orientamenti della dottrina sociale della Chiesa: esso è dato dalle risposte ai vari problemi della società illuminate, certo , dalla dottrina, ma razionalmente elaborate e discusse;

c’è da partecipare senza pretendere posti e privilegi”.

Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, pur scettico (perché l’ha detto, scritto e ripetuto) sulla nascita di un soggetto politico unitario di ispirazione cristiana, commentando l’intervento in questione ha gettato un fascio di luce in questo incipiente scenario di “conversione” affermando di essere “sempre più convinto che qualcosa di nuovo potrà essere possibile solo con il passo indietro o almeno di lato di quanti, pur dichiarandosi cristiani, sono stati sulla scena politica con piglio e attese poltroniste da feudatari o da satrapi”.

Se monsignor Simoni è capace di sognare il cambiamento e di ispirarlo, Tarquinio è colui che ha il coraggio di denunciare la nudità della politica cattolica.

Ognuno, se vuole, metta dei nomi sotto le categorie dei feudatari e dei satrapi, ma io, che sono alieno dalla redazione di liste di proscrizione, formulo l’invito ad esser rigorosi nella selezione delle risorse da applicare a questo meraviglioso processo di ricostruzione di un tessuto politico libero e rappresentativo, da farsi contro poteri verticali e monopolisti, contro il riformismo dei potenti (prendo in prestito le espressioni usate dal prof. Roberto Mancini nel suo “Per un’altra politica, scegliere il bene comune”).

Un riformismo prepotente che ha tentato di aggredire perfino la Costituzione ed il 4 dicembre scorso ha subito un arresto per volontà popolare, come ha aggredito la persona nei suoi diritti essenziali di lavoratore e cittadino, per ridurla ad oggetto di pratiche di pubbliche elemosine. Detto che sono da detestare anche coloro che di quell’esito democratico vogliono beneficiare in esclusiva, ci resta, e nessuno ce lo può insidiare, il diritto di concorrere all’attuazione della Costituzione.

Tempo fa, a Sasso Marconi, in una iniziativa intitolata “Torniamo ad individuar la via” di chiara ispirazione sturziana, ho avuto la fortuna di condividere l’aspirazione a divenire ed esser un insieme significativo, assenti poltronisti e satrapi, assumendo a base del programma da offrire al Paese l’attuazione della Costituzione, declinata nelle politiche di governo della società italiana in tutti i settori vitali, sociali, economici e politici.

E su questa base non si tratta di sognare. Si tratta di tornare ad esser vicini al Paese, con ogni mezzo che la democrazia offre, tecnologico o tradizionale, per offrire a tutti, perché la valutino ed eventualmente la condividano e ne chiedano la rappresentanza in Parlamento, una visione cristiana dei modi di conduzione delle relazioni di ogni genere di cui è intessuto il quotidiano.

Senza egemonie verticali, ma tuttavia presenti, dal basso verso l’alto, dai territori alle istituzioni, dove i territori non sono il basso e le istituzioni non sono l’alto, perché alto e basso sono linee direttici della sussidiarietà, a loro volta incluse nella sua circolarità (non cadremo nella trappola dei giochi di parole e daremo sempre una direzione al Paese).

Già perché l’assenza di una proposta di questo segno pesa sulla disaffezione verso la democrazia, e manca ai laici la sponda dell’universalismo cristiano per modellare alternativamente le spinte della globalizzazione. E’ nel 2010 che il prof. Mancini scrive che “un risveglio collettivo non viene da un capo supremo, o da qualche trasmissione televisiva…e neppure da internet. Il risveglio ha luogo se un movimento muove i suoi passi nei diversi territori del Paese, nelle città, nelle comunità locali” ed aggiungo, in ogni luogo nel quale la persona viva il proprio quotidiano, non per invaderla ma per farle sapere che ci siamo, che può contare su una retta interpretazione e pratica del bene comune, della giustizia sostanziale, con diritti e doveri, meriti e demeriti, gli uni e gli altri inclusivi e non espulsivi, in un modello che ci si sforza inutilmente di ridenominare, nella sociologia come nella comunicazione, perché  nelle nostre coscienze è il modello cristiano (per sua natura non escludente).

Allora, l’attuazione della Costituzione, con leggi che le siano fedeli, è il nostro faro. Ed è un faro Politico (non mi sentirei di usare la maiuscola per politiche che la violino). Abuso di questo spazio per dire che la Costituzione, con tutti i livelli di protezione e presidio che ha nel procedimento di formazione della legge, e con l’azione mirabile della Corte, ha tuttavia un ambito difensivo elettivo nella politica. Le leggi, per il tramite dei giudici o in sede di conflitto, arrivano davanti alla Corte Costituzionali per il sospetto di incostituzionalità di singole disposizioni. E’ molto in termini di democrazia procedurale; è poco, in termini di sostanza democratica, Chi vi veda un riferimento a Dahl è nel giusto.

Un partito di ispirazione cristiana attua la Costituzione agendo nello spirito dei suoi principi caratterizzanti: personalistico, solidaristico, pacifista, filo familiare. Questi principi si difendono in tutte le sedi, comprese quelle del farsi sociale ed economico, sedi dei cui atti la Corte non potrà mai sindacare la costituzionalità, mentre le persone ne subiranno la distanza reale di quegli atti. E perché non si pensi che si tratti di un mero espediente politico, di una scaltrezza strumentale, voglio fare appello, ancora, al prof. Mancini, il quale, nel 2010, scriveva “l’invito alla coralità e all’azione per cambiare il modo di fare politica (per scriverla con la P) non aiuta a superare la dispersione e lo scoraggiamento se tutti i soggetti desiderosi della svolta non accedono a una visione comune. Non penso a una determinata ideologia, penso alla Costituzione della repubblica…la Costituzione è già il programma di azione non solo per cambiare politica, ma per cambiare la politica”.

Credo che se ne senta il bisogno e credo che ci si debba prodigare nell’accompagnare il discernimento popolare circa la visione del bene comune come bene proprio!

Lo si diceva a Sasso Marconi, il partito di ispirazione cristiana è in sé un partito europeo, secondo l’auspicio dei trattati che, con molta lungimiranza, hanno messo in campo un principio di cautela a proposito dell’europeismo dei popoli d’Europa. Al netto di ciò che succede, l’Europa delle economie, della concorrenza, degli accordi doganali ha il grande merito di averci preservato dalle guerre. L’Europa stretta in Unione è simbolo di pace, ha il merito di costituire una efficiente sede di mediazione di interessi, che, come si sa, sono alla base di insofferenze violente, bellicose. Ma non ha una Costituzione. Non quella preconfezionata dai Governi, una Costituzione che nasca nei popoli, più faticosa da sintetizzare, ma poderosa nel difenderli come soggetti collettivi e come persone e corpi sociali intermedi. Coltiviamo l’ambizione di correggere la deriva di popolari e socialisti europei in mari non tracciati dalle regole dell’Unione, bensì da poteri verticali e monopoli.

E’ un partito proteso, anzi presente in Europa, perché ha una matrice comune, l’ispirazione nella dottrina sociale che è la stessa in Europa e nel mondo. Chi pensi che non si tratta di un “capitale” politico non ha a cuore la pace nel mondo.

Non siamo soli ad avere questa visione. A voler stringere la prospettiva, si contano decine di gruppi (cespugli nella semantica dispregiativa dei poteri verticali) ciascuno con tanto di statuto, richiami, capi. Sono figli dell’esplosione del partito democratico cristiano che li teneva insieme, sono ostaggio di appetiti egoistici; in certi momenti, si sono prestati a dare una copertura politica a contenitori più ampi bisognosi di accreditarsi con i cristiani. Non mi paiono coraggiosamente proiettati nel cuore della società.

Non posso fare un appello, sarebbe inutile: chiedo di metterci a nudo, tutti, rispetto a questa notazione che condivido totalmente: “serve che le molte guide si parlino, si incontrino, e si guardino dalla stolta ambizione di voler diventare capi”.

La nostra politica, quella che avrà la P ad identificarla, con buona pace degli analisti politici, non teme ma neanche vuole una leadership carismatica: la sfida che accettiamo ed il servizio che intendiamo rendere all’ispirazione cristiana consiste nel dare uno Statuto ad una leadership collegiale, democratica ed efficiente (non bisognosa di custodes). Il lavoro è appena iniziato, a Sasso Marconi, ma già la prossima settimana, a Salerno, con un focus su Meridione ed occupazione, si svilupperà. Ci diamo due mesi per completare il lavoro, in tempo per metterci al servizio della Costituzione e del Popolo. C’è da partecipare senza pretendere posti e privilegi!