Il regalo di Natale che ogni mamma vorrebbe

Caro Babbo Natale,
per questo 2020 portaci un figlio! Io e mio marito lo desideriamo tanto e saremmo felici di accoglierlo nella nostra piccola casa in affitto. Certo è davvero piccola: 55 metri quadrati, ma ci stringeremo un po’ per starci tutti. Certo, a pensarci bene, forse è meglio prima un lavoro…e poi un figlio. O magari no, portami un lavoro ma senza figlio perché poi come faccio ad occuparmene? Lo sai che qui in Italia il congedo per maternità dura meno di un anno e solo 6 mesi sono pagati al 100 per cento?

Anzi no, a pensarci bene, il figlio lo voglio tanto; aspetta però, ma che futuro gli garantisco? Mio marito anche lui cerca lavoro, i nonni vivono lontani e non ci possono dare una mano. Io pure mi devo dare da fare e se non sarai tu a portarmi un impiego, dovrò lottare per essere fra quelle donne, meno della metà della popolazione femminile italiana, ad ottenerlo. E se poi magari trovo una collocazione, lo sai Babbo Natale che sarò retribuita meno degli uomini a parità di mansione? Eppure non l'ultima delle sprovvedute ma la direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, ha confermato i sempre più numerosi studi di settore che indicano fra il 4 e l’8 per cento l’aumento del prodotto interno lordo, quindi della ricchezza di un Paese, se solo si eliminassero gli ostacoli alla partecipazione delle donne, comprese le donne in attesa e le neomamme, al mondo del lavoro.

Caro Babbo Natale, mi è venuta un’idea! Portaci in Finlandia, sì, hai capito bene, non a casa tua per carità perché poi tra Befana, elfi e renne sai che confusione…e poi non voglio di certo essere invadente. Magari portaci in un tranquillo centro abitato finlandese, quelli da cartolina con gli alberi innevati, con le casette di legno ben distanti l’una dall’altra ma confortevoli, coi vicini sempre pronti ad aiutarti. Lavorerei volentieri e sodo perché ho letto che da te, nella tua terra, il congedo per maternità dura 3 anni. 3 anni!!! Se non c’è posto da te, va bene anche l’Estonia, la Bulgaria, l’Ungheria (3 anni di congedo retribuito al 100 per cento per un anno e mezzo). Vanno bene anche la Lituania, la Repubblica Ceca, la Lettonia e la Slovacchia. Lo dice The Economist, mica io! Prova a metterti caro Babbo Natale, tu che ci sei stato presentato, sin da bambini, come amico buono e generoso, pronto a fare ogni sacrificio pur di vederci felici, ecco, prova a metterti nei miei panni.

Dopo un congedo di maternità così lungo e ben retribuito, finanziato ben inteso con le tasse (che si pagano comunque eh!), mio figlio sarebbe grande abbastanza per andare all’asilo ed io lavorerei sodo e tranquilla, senza sensi di colpa. Non come le mie amiche qui da noi in Italia che vedono i figli la mattina al risveglio e tornano in tempo per metterli a nanna. Molte non hanno neppure allattato, lo sapevi? Il latte c’era, anche tanto. Ma sono dovute tornare a lavoro per non perderlo e hanno dovuto prendere dei medicinali per far tornare indietro il latte, diciamo così. Al lavoro non si può allattare. In molte aziende, anche grandi, negli uffici, nei negozi, allattare è quasi uno scandalo! Figuriamoci avere degli asili nido aziendali…ma va là! Si perde tempo utile alla produttività, e che diamine! C'è poi il latte in polvere che risolve tutto! E così il gesto più naturale, ancestrale ed intimo del mondo, lo compiono le nonne, i nonni, le tate, le maestre del nido. Ma molte mamme no. Non devono. Non possono perdere tempo in simili smancerie. Ecco perché trovo le mie amiche che hanno per me la grande fortuna di lavorare, sempre molto stanche, insoddisfatte, magari qualcuna cerca anche di fare la “furba” mettendosi in malattia pur di stare con i propri bambini un po’ a casa, come una mamma avrebbe il diritto di fare. So di altre mamme, magari quelle coi soldi, che licenziano le babysitter perché i propri figli obbediscono più alla tata che a loro, magari sanno anche qualche parola di tagalog, di spagnolo, di russo o ucraino. Altri bambini addirittura sbagliano a pronunciare l’italiano. Se la prendono con le tate ma io lo so, anche se non lo dicono, che sono oppresse dai rimorsi. Vorrebbero essere loro il punto di riferimento della prole. Ma non hanno tempo: troppo occupate a difendere il posto di lavoro, troppo intente a lottare per dimostrare di meritare quanto hanno ottenuto, troppo concentrate a risolvere più problemi insieme (perché si sa, le donne sono mentalmente più predisposte ad organizzare, risolvere e portare a compimento più mansioni e progetti contemporaneamente). Pensa che gran vantaggio per i datori di lavoro…

Per cui, dicevamo, Babbo Natale, io in Finlandia sulla tua slitta metterei solo mio marito ed un paio di valigie. Che poi al figlio ci penso da me. Nella mia casa di legno nella foresta, (che romanticheria!) saprei io come avere un bambino! E se dovessi avere bisogno dell’asilo nido so che da te, nella fredda Finlandia, state anche lavorando per dare accesso facilitato ai nidi a tutti i bimbi, senza troppe liste di attesa o burocrazia. E la soluzione non sta nel creare delle classi sovraffollate dove magari i bambini sono seguiti di meno, ma la vostra nuova premier, Sanna Marin, 34 anni, ripeto 34 anni (qui in Italia a 34 anni…vabbè lasciamo perdere) ha proposto addirittura di moltiplicare le classi dei nidi, riducendo il numero di bambini per ciascuna classe. Sta nel suo programma di governo. Capito Babbo Natale? Le famiglie ed i figli al centro di un programma di governo insieme al rispetto dell’ambiente e della sostenibilità energetica. Roba da urlo. Roba da non credere. Roba da Paese di Babbo Natale…

Babbo Natale, io a te credo. Esaudisci anche un altro desiderio. Fa che fra qualche anno, ti prego non troppi, io con mio marito e magari uno o più figli possiamo tornare nella mia bella Italia. Ancora non sono montata sulla tua slitta ma so già che mi mancherà. Mi mancheranno i paesaggi, la cucina, il calore della mia gente, la mia famiglia d’origine. Dona all’Italia per questo Natale e per gli anni a venire, governanti preparati e coraggiosi, che mettano da parte faziosità e liti, che si dedichino di più allo studio, alla pianificazione responsabile, all’arte diplomatica, all’educazione (anche civica) e meno alle frasi ad effetto, ai cori da stadio che finora non ci hanno reso un Paese migliore e che di certo non servono a renderci più attenti agli ultimi, agli esclusi, ai condannati alla rassegnazione ed al salto ad ostacoli quotidiano per vivere.

Fra questi ci sono anche io, disoccupata, perennemente in affitto, aspirante mamma.

Firmato,
una Donna
Ps se proprio è un dono difficile da portare, quello di governanti più responsabili, ti prego, annettici alla Finlandia. Grazie.