Il Magistero della preghiera

Come spesso accade, l’immagine più efficace è sgorgata all’Angelus. Prendendo spunto dal Vangelo domenicale incentrato sulle sorelle Marta e Maria, papa Francesco ha tracciato il duplice profilo del credente: attivo e contemplativo. Una lezione di teologia viva che unisce ancora più strettamente il Pontefice chiamato sul Soglio di Pietro “dalla fine del mondo” al suo predecessore. Nel suo pontificato, infatti, Benedetto XVI indisse un Anno sacerdotale (19 giugno 2009 – 11 giugno 2010) e un Anno della fede (11 ottobre 2012 – 24 novembre 2013). Il primo Anno, osserva il vaticanista e storico della Chiesa, Stefano Santino Campanella, fu fatto coincidere con il 150° anniversario del “dies natalis” di Giovanni Maria Vianney, il santo patrono di tutti i parroci del mondo con l’obiettivo di contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte e incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi e, sottolinea Campanella, di “suscitare nell’animo di ogni presbitero un generoso rilancio di quegli ideali di totale donazione a Cristo e alla Chiesa che ispirarono il pensiero e l’azione del Santo Curato d’Ars”

Non per caso, appena due giorni dopo l’inizio di questo tempo di grazia, Papa Ratzinger fece un “pellegrinaggio” a San Giovanni Rotondo per pregare dinanzi all’insigne reliquia del corpo di un altro santo sacerdote: Padre Pio. Nel pomeriggio di quel 21 giugno 2009, il Pontefice riservò un incontro specifico ai sacerdoti, insieme ai religiosi, alle religiose e ai giovani, dinanzi ai quali sottolineò che il Cappuccino stigmatizzato “ci ricordava la dignità e la responsabilità del ministero sacerdotale”. E aggiunse: “Chi non restava colpito dal fervore con cui egli riviveva la Passione di Cristo in ogni celebrazione eucaristica?” Dall'amore per l'Eucaristia scaturiva in lui come nel Curato d’Ars una totale disponibilità all’accoglienza dei fedeli, soprattutto dei peccatori. Inoltre, se san Giovanni Maria Vianney, in un’epoca tormentata e difficile, cercò in ogni modo, di far riscoprire ai suoi parrocchiani il significato e la bellezza della penitenza sacramentale, per il santo Frate del Gargano, la cura delle anime e la conversione dei peccatori furono un anelito che lo consumò fino alla morte.

“Quante persone hanno cambiato vita grazie al suo paziente ministero sacerdotale; quante lunghe ore egli trascorreva in confessionale! Come per il Curato d’Ars, era proprio il ministero di confessore a costituire il maggior titolo di gloria e il tratto distintivo di questo santo Cappuccino”, disse Ratzinger, nel quale si  può distinguere un peculiare e rigoroso approccio, anche formale alla dimensione religiosa. Vale lo stesso discorso, sempre sulla scia della tradizione, ma con tratti riconoscibilissimi e personali, per come Padre Pio ha contraddistinto la sua radicale adesione alla fede. Per Ratzinger Roma era ciò dove da duemila anni tutto iniziava e finiva. Il suo sorvolo in elicottero il 28 febbraio 2013, giorno del suo congedo dal pontificato, fu un abbraccio struggente alla città eterna. L’approdo a Castel Gandolfo fu solo un passo d’uscita formale e il ritorno tra le mura vaticane è avvenuto in tempi rapidi

“Mi colpì un’espressione pronunciata da Benedetto XVI durante la declaratio con cui comunicò la sua rinuncia al ministero di Vescovo di Roma, Successore di san Pietro – spiega Campanella -. Il Pontefice ci ha tenuto a rivelare di aver preso tale “decisione di grande importanza per la vita della Chiesa” non solo “con piena libertà“, ma anche “dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio”, quindi in un contesto di preghiera e di ricerca di corrispondenza alla volontà divina”. Un gesto di umiltà, di fede e di responsabilità, finalizzato a “non lasciare la Chiesa senza la guida scelta dallo Spirito Santo“. Quando Padre Pio parlava di Roma gli occhi gli si riempivano di lacrime. La sua fedeltà al Pontefice non fu mai scalfita dall’ostracismo di settori curiali che proprio Joseph Ratzinger contribuì a superare definitivamente. Appunto: azione contemplazione.