Il governo e l’esame delle tasse

Il tema fiscale è l’argomento oramai più sensibile per gli italiani, esasperati dalle eccessive tasse dirette ed indirette su lavoratori ed imprese. Da tempo i cittadini scelgono questo argomento come terreno di verifica per giudicare la affidabilità dei governi. Nell’era della “seconda Repubblica” il prelievo statale sulle buste paga, sulle case e beni in generale, e sull’impresa, sono la prima causa della impossibilità per la nostra economia di riprendersi. I lavoratori non riescono a tirare avanti rispetto ai tanti obblighi che hanno di spesa familiare, per molte imprese è oramai impossibile continuare a produrre in Italia, dove gran parte del loro guadagno viene incamerato dalle fameliche casse delle entrate pubbliche.

Si capisce perché il Presidente Paolo Gentiloni abbia annunciato l’intento di ridurre il cuneo fiscale per lavoratori ed imprese, con cittadini oramai convinti che gli esecutivi facilmente ricorrono a gravami fiscali per espandere la spesa; e lui vuole dare un segnale in controtendenza. Ma ha annunciato la misura di riduzione anche per dare tono alla sua conduzione del governo che inevitabilmente risente della precipitosa parziale uscita di scena di Renzi, delle tensioni post scissione del Pd, delle pressioni della Commissione Europea sull’endemico debito pubblico che continua a crescere.

Il Governo pensa di tagliare il cuneo del 5%; metà per le imprese e l’altra metà a favore dei lavoratori. Non è una svolta, ma se riesce davvero a mantenere la parola, può essere un segnale importante.

Certamente è una misura auspicabile ma per un vero choc necessario alla economia, come l’abbattimento delle tasse nell’area lavoro, dovrà mirare a tagli molto più grandi per rianimare un Paese come l’Italia che trae gran parte del suo guadagno dalla produzione di beni e servizi. Una politica come questa, moltiplicherebbe i vantaggi a favore di tutti, per l’innesco di meccanismi finalmente virtuosi nella economia.

Peraltro si darebbe anche un senso alla manovra di Aprile di 3,4 miliardi di Euro del documento di economia e finanza richiesta dalla Commissione Ue.

Si spera che insieme a questa salutare decisione si confermi e si rafforzino gli incentivi alla detassazione dei maggiori redditi dei lavoratori provenienti dalla maggiore produttività nelle aziende. Infatti scelte come queste non possono creare un clima adatto ad ottenere più risultati di competitività nelle nostre imprese per affrontare adeguatamente la sfida di confronto con gli altri competitori internazionali.

Chi come noi deve uscire dal circolo vizioso di tasse pesanti, almeno fino a quando il debito pubblico non scende e la ricchezza nazionale non cresce, deve concentrarsi esclusivamente su questi due punti.

Ma la spesa pubblica è alta perché Comuni, Regioni e Municipalizzate non intendono toccare nulla, pur essendo nell’occhio del ciclone da almeno un lustro. Non è un caso che Renzi nei fatti licenziò su due piedi il tecnico Cottarelli chiamato appositamente per affondare il bisturi che non poté mai adoperare. L’attuale a presidente del Consiglio promette un nuova spending review per trovare i fondi per ridurre il cuneo fiscale, ma sono molti ad essere scettici sul risultato. Ma comunque vadano le cose, non si può che passare per questa via, pena guai peggiori per i contribuenti.