Il Campidoglio frana

Roma

maurizio_piccirilliOggi tutti a stracciarsi le vesti per la cupola scoperchiata sul malaffare romano. E tutti a dire, giornalisti e politici in prima fila, “si sapeva”. Certo che si sapeva. Sono decenni che a Roma il connubio malavita-Campidoglio si ripete. E nulla si modifica. Inchieste, processi, titoloni sui giornali non hanno trasformato un metodo che si perpetua. Cambiano i personaggi ma resta il tradimento ai cittadini e il danno economico non solo alla Capitale ma allo Stato.

Un metodo antico. Una consuetudine che non fa differenze tra i colori politici. Negli anni Ottanta Enrico Nicoletti, esponente di quella criminalità economica che ha gestito per anni soldi sporchi a Roma, andava a cena con Ugo Vetere, primo sindaco comunista della capitale, e frequentava lo studio di Franco Evangelisti ombra di Giulio Andreotti. Si trattava la costruzione del nascente ateneo di Tor Vergata. Poi venne un sindaco socialista, Franco Carraro, erano gli anni di tangentopoli, e la sua giunta fu terremotata dalle inchieste giudiziarie. L’allora colonnello Nicolò Pollari in forza alla Guardia di Finanza mise le manette a vari assessori e tra loro spiccava quello all’Edilizia, Antonio Gerace, il cui soprannome Luparetta è quanto mai evocativo.

Il Campidoglio fu commissariato, i partiti, allora ancora esistevano, fecero pulizia. In sintesi cambiarono volti ma il sistema di intrecci e rapporti tra malaffare e palazzo Senatorio, sede del Comune, è andato avanti. Dai politici ai funzionari capitolini che nel cambiare colore di Giunta restavano al loro posto: garanzia di rispetto degli intrallazzi. E oggi dalle carte della Procura emerge che Massimo Carminati si è preso la Roma degli affari. Lui, fascista di nascita, ha ben imparato la lezione dei suoi vecchi sodali della Banda della Magliana e si è aperto a tutte le formazioni politiche. Nere o rosse non contava, l’importante era il flusso di denaro che la sua gang poteva succhiare alle Istituzioni.

E ora? Il premier Renzi ha deciso di commissariare il Pd romano e sembra un’operazione improba visto quanto da lontano arriva un certo sistema di corruttela che coinvolge esponenti di primo piano che sono ai vertici dai tempi di Veltroni. A destra c’è solo da nascondersi; l’ex sindaco Alemanno rivendica la sua lotta alla criminalità ma di lui si ricordano solo gli sgomberi e le ordinanze anti-prostituzione. Intanto l’inchiesta prosegue, e non sembra destinata a esaurire qui il suo potenziale. Si scruta nei faldoni in mano alla Procura, si controllano società, appalti, concessioni e amicizie. Non siamo alle “terre di mezzo”, siamo sull’orlo del precipizio. E la terra sta franando.