Il caldo e la siccità prolungata rappresentano grandi sfide per il mondo agricolo nel suo complesso. Una maggiore frequenza di eventi climatici avversi può provocare delle perdite economiche e, invece, le temperature più miti possono produrre effetti positivi e dare nuove opportunità per le colture che necessitano di più calore. Guardando agli scenari che si profilano nei prossimi anni, occorre domandarsi: quali sono le possibili soluzioni da introdurre per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici sul sistema agricolo? La risposta non è semplice, ma è necessario provare a delineare delle strategie concrete, soprattutto per il bene delle generazioni future.
Innanzitutto, occorre ricordare che, in Italia, il settore agroalimentare, ha un ruolo economico e sociale fondamentale e, di conseguenza, insieme all’ambiente nella sua totalità, deve essere preservato. Partendo da questo assioma va evidenziato che, a causa del riscaldamento globale, nel nostro Paese, si è verificato un decremento del 10% della produzione di grano, del 14 %di quella di uva da vino e fino al 63 % delle pere, mentre il raccolto di miele è sceso del 70%, con gravissimi danni alle produzioni soprattutto in Sicilia. Al Nord invece, per il medesimo motivo, stanno prendendo piede nuove coltivazioni, come quella degli ulivi in alcune zone della Lombardia.
Questo processo non può farci trovare impreparati: dobbiamo impegnarci per dare maggior impulso alla cosiddetta “filiera corta”, ovvero quella che si distingue per un numero limitato di passaggi produttivi e di figure coinvolte e, così facendo, consente lo sviluppo dell’agricoltura familiare e delle aree rurali in molte zone decentrate, conciliando la sostenibilità ambientale, l’incremento del settore primario, i diritti delle persone e le eccellenze agroalimentari italiane vecchie e nuove. Inoltre, in correlazione a ciò, è anche necessario ridurre gli sprechi alimentari e utilizzare più razionalmente le risorse che il nostro pianeta ci dona. Acli Terra è pronta a dare il suo contributo per affermare sempre di più il lungimirante concetto di ecologia integrale e, allo stesso tempo, preservare il Made in Italy. Da soli però, non possiamo farcela, serve un cambio di passo da parte di tutti gli attori coinvolti.
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