Governo Draghi alla prova del Recovery Plan

Forse potrà sembrare un azzardo, ma quella che stiamo attraversando, con un occhio al calcio e l’altro al meteo, potrebbe essere la settimana cruciale per il governo Draghi. Da una parte ci sono i soldi promessi dall’Europa, dall’altra le regole per riaprire e ripartire in vista dell’estate. Partiamo dalla parte economica, allora, visto che non ci sarà nessun ritardo. Il governo Draghi licenzierà il Recovery plan entro questa settimana e sul tavolo andrà un documento che vale 221,5 miliardi di euro. Ad annunciarlo lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontrando i vertici di Cgil, Cisl e Uil, a Palazzo Chigi, con il ministro dell’economia Daniele Franco. Draghi ha avviato i primi colloqui con i partiti sul Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Il premier non ha distribuito una bozza del documento, ma ha confermato ai sindacati che l’entità del Recovery plan sarà di 221,5 mld, di cui 69 a fondo perduto. “Le grandi opere”, spiegano i leader sindacali, “saranno 57. I commissari un po’ meno, perché alcuni commissari sovrintenderanno più opere”. La cifra complessiva è dunque in linea con quella (223 miliardi) che era già contenuta nella versione del Pnrr del governo Conte bis, di gennaio, con uno scostamento rispetto ai 209 miliardi che spettano all’Italia dai fondi Ue: allora si giustificava con l’effetto-leva di alcune spese e la volontà di presentare progetti in abbondanza, in modo da avere ‘sostituti’ in caso di singoli rifiuti da parte di Bruxelles.

Sui contenuti del Recovery plan Draghi, Cgil, Cisl e Uil torneranno ad incontrarsi dopo il primo maggio. “Il premier Draghi si è detto disponibile, accogliendo la nostra richiesta, a fare una valutazione sugli impatti occupazionali del piano”, riferiscono i segretari generali di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri al termine dell’incontro.

L’altro fronte caldo riguarda le riaperture, le cui regole sono codificate nel decreto Covid al vaglio del Consiglio dei ministri. Fra le novità più importanti, nonché particolarmente attesa, la certificazione verde Covid-19, quella che comprova l’avvenuta guarigione dall’infezione. Il documento avrà una validità di sei mesi e sarà rilasciata, su richiesta dell’interessato, in formato cartaceo o digitale, dalla struttura presso la quale è avvenuto il ricovero del paziente affetto da COVID-19, ovvero, per i pazienti non ricoverati, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta, e sarà resa disponibile nel fascicolo sanitario elettronico dell’interessato.

A prevederlo è la bozza del Dl Covid. “La certificazione di cui al presente comma cessa di avere validità qualora, nel periodo di vigenza semestrale, l’interessato venga identificato come caso accertato positivo al Covid. Le certificazioni di guarigione rilasciate precedentemente alla data di entrata in vigore del presente decreto sono valide per sei mesi a decorrere dalla data indicata nella certificazione, salvo che il soggetto venga nuovamente identificato come caso accertato positivo al SARS-CoV-2”, si legge nel documento. La certificazione verde Covid-19 riguardo il tampone molecolare “ha una validità di quarantotto ore dal rilascio ed è prodotta, su richiesta dell’interessato, in formato cartaceo o digitale, dalle strutture sanitarie pubbliche da quelle private autorizzate e accreditate e dalle farmacie che svolgono i test” effettuati “dai medici di medicina generale o pediatri di libera scelta”.

È chiaro che il governo vuole creare le condizioni per far ripartire il Paese e scommette sulle certificazioni più che sulle chiusure. Un percorso di buonsenso, quello scelto da Draghi, in grado di mettere il governo al riparo dalle critiche. Certo, il lavoro non sarà né facile né semplice ma è anche l’unico possibile. Non a caso dal primo luglio saranno consentite, in zona gialla, le attività dei centri termali, “nel rispetto dei limiti e delle modalità previsti dai provvedimenti di cui all’articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 19 del 2020 e da protocolli e linee guida definiti con i medesimi provvedimenti”, si legge nella bozza del decreto Covid. Sempre dal primo luglio “sono consentite le attività dei parchi tematici e di divertimento, nel rispetto dei limiti e delle modalità previsti dai provvedimenti di cui all’articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 19 del 2020 e da protocolli e linee guida definiti con i medesimi provvedimenti”. Forse è arrivato davvero il momento di rimettere fuori la testa…