Sicurezza del paziente, una rilevante acquisizione etico-morale

Oggi si celebra la Giornata sulla sicurezza del paziente che, nella sua essenza, rappresenta, al di là del significato delle parole, una rilevante acquisizione etico-morale di questi ultimi anni, la cui importanza è cresciuta con l’affinamento ed il miglioramento delle cure.

E’ infatti innegabile che la medicina moderna, più che guardare, come avveniva in passato, alla “malattia” come entità astratta, si rivolge al “singolo paziente”, come concreta realtà di cui bisogna perseguire il mantenimento della salute ed il benessere psicofisico.

Sicurezza del paziente vuole dire: sicurezza nella diagnosi, sicurezza nelle terapie, sicurezza nella prevenzione; in altre parole, è il concetto moderno di tailored medicine o medicina di precisione, nella quale al centro di ogni atto medico c’è l’individuo, inteso non come generico paziente, ma come persona nella sua unicità. Questo approccio altro non è se non l’evoluzione di quel pensiero della tradizione medica che, come giovane medico negli anni ’70, avevo appreso nel corso dei miei studi universitari da illustri Maestri, vale a dire “centralità del paziente alla base dell’atto medico”, concetto che oggi si è evoluto e si declina attraverso una più raffinata tecnologia il che permette il raggiungimento di obiettivi inimmaginabili fino a qualche anno addietro.

Volendo inquadrare la problematica della sicurezza nell’ambito della storia della medicina, si può ricordare che gli ospedali del passato, nella stragrande maggioranza religiosi, avevano come mission, non potendo spesso efficacemente curare e guarire, quella di consolare e di lenire le sofferenze dei pazienti tanto da essere definiti “Degli Incurabili”. Vale la pena altresì ricordare che il Magistero della Chiesa ha sempre posto grande attenzione al benessere ed alla sicurezza del paziente come bene prezioso e primario da salvaguardare gelosamente; e quando ciò non era raggiungibile attraverso le cure, si cercava comunque di consolare e di stare vicino a chi soffre. Molti ordini religiosi sono nati proprio con queste finalità ed hanno, nel corso dei secoli, assolto pienamente al loro compito spesso in situazioni di oggettive difficoltà, come guerre, epidemie e carestie.

La sicurezza del paziente altresì implica l’impegno costante dei medici e di tutto il personale sanitario a perseguire, come ha ben indicato Papa Francesco, la misericordia e l’amore verso il paziente. Del resto, la stessa società civile, nella accezione più ampia del Welfare, ha recepito la sicurezza del paziente come bene primario da tutelare e gelosamente custodire attraverso una stringente normativa, che si declina in una serie di procedure molto innovative rappresentate dal risk management, dalle audit e dal riconoscimento del near miss (quasi infortunio ma che per puro caso non è avvenuto). L’implementazione di questi importanti parametri all’interno dell’ospedale moderno conferisce sicuramente maggiore sicurezza ai pazienti e garantisce tranquillità a chi esercita la professione sanitaria.

Sicurezza del paziente vuol anche dire non sottostare alle leggi del profitto perché purtroppo laddove si persegua in maniera esasperata questo come unico fine, spesso inevitabilmente si deroga dalla sicurezza.

Sicurezza del paziente non può però significare infallibilità dei sanitari e per questo bisogna sempre fare un distinguo tra quello che è l’approccio alla sicurezza, che è doverosa e necessaria, e le eventuali contestazioni sull’operato di chi esercita la professione sanitaria che spesso hanno un carattere di speciosità. Purtroppo in questi ultimi anni si è andato diffondendo il fenomeno della c.d. malasanità che certamente non aiuta né nel rapporto medico-paziente né nella sicurezza di quest’ultimo. Infatti, a fronte di un aumento di litigiosità e di cause civili e penali che vedono sempre più spesso coinvolti i sanitari, si è sviluppata la “medicina difensivistica” in cui vengono prescritti ed eseguiti una serie di esami e procedure che spesso non hanno una vera necessità clinica e che non aumentano la sicurezza, ma che paradossalmente la possono minare dilazionando gli atti medici.

Su questo bisogna, con serenità e senza chiusure mentali, riflettere e riconoscere che l’esercizio della medicina è difficile e gravoso e se anche avviene secondo criteri di sapienza, prudenza e dedizione, talora non determina un esito favorevole senza che ci sia colpa alcuna da parte dei sanitari.

Infine, riconosciuto che l’obiettivo è quello di conferire il massimo della sicurezza del paziente, bisogna però evitare che tutto ciò, se esasperato, porti ad una eccesiva spersonalizzazione dell’atto medico e per questo risuonano importanti le parole di Papa Francesco rivolte ai medici “la vicinanza è un balsamo prezioso che dà sostegno e consolazione a chi soffre nella malattia”.