Una giornata per dire basta alla pena di morte

Oggi si celebra la Giornata Mondiale contro la Pena di Morte. La ricorrenza è una occasione per riflettere e riportare l’attenzione sulla pena capitale ancora in vigore in molti (troppi) Paesi nel mondo. La pena di morte è una pratica che non tiene minimamente in considerazione la possibilità di recupero del colpevole e che risponde alla violenza con una violenza definitiva. Ci sono certamente alcuni segnali che lasciano ben sperare per il futuro: l’ultimo rapporto pubblicato da Amnesty International, che si riferisce al 2019, fa sapere che è in corso un leggere calo, rispetto all’anno precedente, delle esecuzioni capitali. Quelle documentate sono circa il cinque per cento in meno rispetto al 2018. 

Secondo il dossier, sono state 657 le esecuzioni nel mondo lo scorso anno e oltre 2300 le sentenze complessive di condanna a morte. Un dato che colpisce è che sono solo tre gli Stati responsabili dell’81% delle esecuzioni capitali; si tratta di Iran, Iraq ed Arabia Saudita. C’è da considerare poi che da questi numeri sono esclusi i dati che riguardano la Cina dove le esecuzioni vengono classificate come segreto di Stato.

E’ incredibile che in un mondo così moderno, che insegue il progresso ed è capace di innovazioni che superano la stessa immaginazione, sia ancora vigente una pena così brutale e disumana. Attualmente la pena di morte è abolita in 114 Paesi, lo è de facto in altri 28, mentre è presente e utilizzata in 56 nazioni. In questa fotografia ci sono barlumi di ulteriore speranza. Tra gli impegni elettorali del nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, c’è quella di lavorare per far abolire la pena di morte. Convinzione che Biden condivide con la sua vice presidente Kamala Harris.

In una ricorrenza così importante è bello poter ricordare con un pizzico di orgoglio europeo e italiano che in Unione Europea non vige la pena di morte e che l’Italia è da sempre in prima fila per l’abolizione della pena capitale nel mondo. Nella nostra Costituzione è esclusa questa condanna e non solo: si ribadisce anche la funzione rieducativa della pena. Non a caso, si è scelto il 30 novembre per questa giornata internazionale: è infatti la ricorrenza dell’emanazione del Codice Leopoldino nel Granducato di Toscana, primo Paese nella storia ad aver abolito la pena di morte. Giova ricordare che le Nazioni Unite hanno votato la moratoria universale della pena di morte: una inziativa finalizzata alla sospensione della pena capitale in tutti i Paesi membri dell’Onu. E ciò per consentire ai Paesi che non l’abbiano ancora abolita, quanto meno di evitarne l’esecuzione. Ricordiamo infatti che la pena di morte è ancora in vigore in grandi stati democratici come gli Stati Uniti d’America ed il Giappone.