Fiducia oltre le ferite

Un uomo, piuttosto avanti negli anni, vestito di bianco che guarda col viso triste e concentrato un cumulo di macerie cadute lungo la strada principale di Amatrice, dopo la tragedia del recente terremoto. E’ un uomo che prega e che tradisce una grandissima voglia di infondere coraggio, speranza, fiducia nel futuro malgrado le ferite del sisma.

E’ lo stesso uomo che, a sorpresa ieri ha provveduto a restaurare la sua “casa” rendendola più universale con l’inserimento di 13 nuovi cardini provenienti da 11 paesi. Quell’uomo che ha pregato davanti ai danni del recente sisma e che ha reso più grande la sua abitazione è papa Francesco che, martedì scorso, quasi in punta di piedi ha visitato le zone terremotate facendo ben attenzione, come lui stesso ha specificato nei giorni prima della visita, di non volere “dare fastidio e, tanto meno intralciare i lavori di soccorso per le popolazioni colpite e le abitazioni rase al suolo”.

E che ieri, dopo la preghiera dell’Angelus ha annunciato che il 19 novembre prossimo creerà 17 nuovi cardinali, 13 elettori e 4 ultraottantenni e, quindi, senza possibilità di entrare in un eventuale Conclave. Tra i porporati elettori, spicca la figura dell’arcivescovo Mario Zenari, da anni nunzio apostolico a Damasco, in Siria, che – come ha spiegato papa Bergoglio – “anche da cardinale continuerà a servire quella martoriata ed amata terra”. E così, con monsignor Zenari, la Chiesa avrà per la prima volta un cardinale-nunzio, braccio operativo del Papa in uno dei paesi più massacrati degli ultimi anni.

Francesco, dunque, il grande costruttore, l’insigne architetto instancabile progettista di pace, dialogo, fratellanza universale, attento ai problemi della gente, dei più poveri, e di chi è colpito da tragedie improvvise. Come nelle visite ad Amatrice e negli altri paesi terremotati, dove, in verità, non ha dato “fastidio” a nessuno, ma ha profuso coraggio a piene mani come un padre corre in soccorso dei propri figli in difficoltà e – come si è visto dalle foto e dai filmati che hanno fatto il giro del mondo – si è sentito in qualche modo impotente davanti all’immane lavoro di ricostruzione che le istituzioni pubbliche e private sono state chiamate per riportare le zone flagellate dal sisma al loro originario splendore.

Non appare perciò esagerato parlare di Jorge Mario Bergoglio come di un instancabile artigiano-architetto della pace e del dialogo. Nella settimana appena conclusa lo ha dimostrato in più occasioni, culminate con l’annuncio dei nuovi 17 cardinali. Dopo la visita alle zone terremotate ha infatti ricevuto il Comitato Olimpico internazionale, sottolineando l’importanza dello sport e del ruolo educativo dello “sport pulito”.

Il 6 ottobre, nell’omelia di Santa Marta ha chiesto ai cristiani di “affidarsi completamente” alla forza dello Spirito Santo. Il giorno dopo ha ricevuto il primate anglicano Welby nel cinquantesimo anniversario dell’avvio dei colloqui tra cattolici e anglicani, con i quali – ha specificato Bergoglio – “sentiamoci ogni giorno chiamati a donare al mondo, come chiesto da Gesu’, la testimonianza dell’amore e dell’unita’ tra noi”.

Dall’incontro ecumenico al ponte dell’accoglienza nell’udienza ai missionari Oblati di Maria Immacolata, esortati ad essere sempre costruttori di una”Chiesa aperta a tutti, accogliente e rifugio come madre”. Concetto rilanciato, tra l’altro, anche ieri all’Angelus, indicando come modello la Madonna, “che non aveva palazzi e ricchezze e fu migrante del suo tempo”. Ma papa Francesco, il costruttore di ponti e grandi strutture di pace e di dialogo non si fermerà certamente qui.