Dopo la fiducia: i giorni della maggioranza senza forza

Conte maggioranza

Lasciamo perdere per un attimo i numeri, ne parleremo dopo. Ciò che conta è il dato politico. Dalla due giorni parlamentari, Camera e Senato, la politica italiana non ne esce solo con le ossa rotte, maggioranza risicata e coalizione tenuta insieme con una colla di pessima qualità, ma ha dimostrato di essere lontana anni luce dai reali bisogni del Paese.

Una distanza siderale, contrappuntata da transfughi, storie tradite e passioni derubricate a meri interessi di bottega. Ecco, l’Italia che soffre e sopravvive, che resiste e stringe la cinghia, tutto questo non può accettarlo, essendo dentro la crisi più grande degli ultimi anni. Drammatica quanto surreale nella sua evoluzione. E non è accettabile che un governo che sta, forse starà, in piedi con numeri talmente sottili da far pensare a continue fibrillazioni, determini il blocco dell’Italia.

Per imporre la legge del più forte occorre avere la forza. E questa maggioranza non ce l’ha. Su questo ormai non ci sono dubbi. Ma è drammaticamente vero un altro dato. Il governo Conte va avanti per l’assoluta incapacità dell’opposizione di superare la soglia dei numeri con una proposta concreta. La fuga degli azzurri verso Conte ne è la prova più evidente. E poi il giro inutile di valzer di Matteo Renzi. Ha fatto tutto per nulla, restando fermo al punto di partenza.

E dire che il Leader di Italia Viva ha posto anche questioni serie, temi non banali, argomenti sui quali riflettere, ma ciò che è mancato è il metodo non il merito. Dettaglio non da poco in questo contesto. E ora resta da capire come andrà avanti Renzi, come si muoverà in questo quadro così dinamico e complesso. Con i 156 voti ottenuti al Senato il governo Conte non avrà vita tranquilla, ma dovrà comunque guardarsi da Renzi e dai renziani.

Il premier dovrà governare con il bilancino, non solo con il manuale Cencelli, sapendo di essere sempre sul filo del rasoio. E, soprattutto, dovrà cambiare passo, mettendo in campo azioni concrete e dicendo agli italiani le cose come stanno. Anche perché il Quirinale non potrà avere pazienza all’infinito, e con il Colle gli elettori E’ evidente a tutti che l’Italia deve affrontare un tornante della storia particolarmente difficile e ostico, dove le insidie sono più invisibili che visibili, ma questo non deve essere un alibi per nessuno.

Anzi, rappresenta il suo esatto contrario. Per la cronaca i senatori a vita Carlo Rubbia, Renzo Piano e Giorgio Napolitano non hanno votato, mentre Liliana Segre ha espresso voto favorevole, così come Elena Cattaneo e Mario Monti. Anche Sandro Ruotolo, Maurizio Buccarella e Sandra Lonardo del Misto hanno espresso voto a favore, mentre gli ex M5s (ora nel Misto) Tiziana Drago, Michele Giarrusso e Carlo Martelli hanno votato contrariamente.

L’ex M5s Lello Ciampolillo, assente alla prima chiama, ha chiesto di poter votare al termine del secondo appello, mentre la presidente Elisabetta Casellati stava dichiarando chiusa la votazione. E’ stata quindi necessaria una pausa per permettere ai senatori segretari e questori un approfondimento, anche visionando i filmati dei lavori. E’ stato quindi accertato che Ciampolillo sia arrivato un minuto prima della chiusura e abbia alzato la mano senza che la presidente Casellati sia riuscita ad accorgersene.

E’ stato quindi riammesso al voto e ha dato il suo sì. Anche il senatore socialista Riccardo Nencini (Iv-Psi), che non aveva inizialmente partecipato, è stato riammesso, votando sì. Dopo il voto favorevole alla fiducia da parte dei senatori di Forza Italia Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi, ex storica collaboratrice di Silvio Berlusconi, il vicepresidente FI Antonio Tajani e la capogruppo a Palazzo Madama Anna Maria Bernini ne hanno annunciato l’espulsione dal partito. Certo, questa è la politica, ma non è certo il Paese reale. Che resta un’altra cosa….