Intervento

Festa del Riconoscimento: la luce dopo il buio della tossicodipendenza

Ogni anno, il 26 dicembre, la Comunità Papa Giovanni XXIII e i ragazzi che hanno terminato il loro percorso in comunità terapeutica, si ritrovano alla parrocchia della Grotta Rossa per la Festa del Riconoscimento. Un appuntamento fortemente voluto dal nostro fondatore, il Servo di Dio don Oreste Benzi, con l’obiettivo di valorizzare il cammino fatto dai ragazzi che avevano accettato di vivere un percorso per uscire dal tunnel delle dipendenze, con lo scopo di ricongiungersi alla vita e alle proprie famiglie di orgine.

Il giorno per celebrare questa festa non è stato scelto a caso. Il 26 dicembre la Chiesa fa memoria di Santo Stefano, il primo martire e il primo testimone della nuova vita cristiana. E’ una giornata importante perché determina il passaggio dal mondo protetto della comunità terapeutica all’inserimento di nuovo nel mondo. E’ fondamentale per noi continuare questa tradizione perché è un momento che segna il percorso di rinascita di queste persone che accompagnamo in questo cammino terapeutico.

Spesso sentiamo parlare di “droghe leggere” e della loro legalizzazione. Il pensiero che sta dietro l’accettazione della sostanza, che quindi in un certo senso “giustifica” la dipendenza dalla droga, è molto pericoloso e grave perché porta alla normalizzazione di una cosa che è dannosa. E’ sbagliato differenziare in droghe leggere e pesanti o di legalizzazione: in tutti i casi dove c’è un giovane, un padre o una madre che fa uso di sostanze si verifica un danno che si ripercuote a cerchi concentrici, come un sasso gettato nello stagno.

Quest’anno, sono 120 i ragazzi che hanno terminato questo cammino: tra loro ci sono persone dell’Europa dell’Est e dell’America Latina. E’ interessante, quindi, vedere come questo modello terapeutico funziona al di là della cultura in cui è inserito. Riavvicinarsi o riscoprire la fede è il cuore del programma di recupero che noi proponiamo. Lo diceva bene don Oreste: le persone cercano di colmare un vuoto abusando di sostanze stupefacenti o alcol, cadendo così nella disperazione e poi nella dipendenza. Noi, invece, come aveva pensato proprio don Oreste quasi 30 anni fa, proponiamo un incontro simpatico con Cristo, di incontrare qualcuno che dia senso alla vita, predisposto all’amore incondizionato e gratuito, al perdono, al voler bene nonostante i difetti.

Matteo Fadda

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