Femminicidio, la legge non basta

ocminDopo una lunga attesa durata circa due anni, da quando cioè è stata approvata la legge n. 119/2013 sul cosiddetto “femminicidio”, è stato presentato recentemente dal Dipartimento per le Pari Opportunità il Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere. Un piano più volte richiesto dalla Cisl convinta che la legge, pur se importantissima, in quanto offre sicuramente maggiori garanzie per un contrasto più efficace del fenomeno, da sola non basta a cambiare l’esistente.

Tra le numerose polemiche che hanno accompagnato la pubblicazione del Piano, soprattutto da parte di alcune delle maggiori associazioni che lavorano sul campo, come Cisl vogliamo porre l’attenzione sulle diverse questioni che attengono all’impianto generale del Piano. Nel complesso il testo richiama negli obiettivi i tre pilastri che anche noi abbiamo sempre ritenuto prioritari nell’impegno contro la violenza di genere e cioè la Prevenzione, la Protezione e la Punizione.

Su queste direttrici vengono individuate tutta una serie di azioni alcune delle quali appaiono per ora più una sorta di buone intenzioni anziché interventi traducibili e realizzabili nell’immediato, per un’emergenza che invece è quotidiana e che non può attendere i tempi lunghi della politica e ancor meno quelli della burocrazia.

Stesso discorso se volgiamo lo sguardo agli aspetti di ordine culturale come la comunicazione, la formazione e l’educazione di coloro che hanno ancora un’immagine distorta, complici anche i media, della figura femminile. A ciò si aggiunga la questione delle risorse finanziarie che sembrano insufficienti se si tiene conto dei diversi obiettivi che il Piano stesso si prefigge.

Come Cisl siamo interessati a verificare nel tempo l’attuazione di queste misure tenendo presente anche la strutturazione della governance degli interventi che prevede due diverse articolazioni, una di indirizzo politico, con una specifica Cabina di regia interistituzionale, e una di supporto tecnico con la costituzione di un Osservatorio Nazionale sul fenomeno della violenza chiamato ad operare in raccordo con gli osservatori regionali già esistenti e dove sono presenti anche diversi organismi della società civile impegnati a vario titolo sul contrasto alla violenza di genere. Notiamo, purtroppo, all’interno dell’Osservatorio nazionale la mancanza di coinvolgimento diretto delle organizzazioni sindacali.

Pensiamo a tale proposito che vada rafforzata sempre più la partecipazione dei soggetti attivi sul tema sia a livello nazionale e sia soprattutto a livello territoriale, laddove nasce l’emergenza e dove ciascuno nell’ambito delle proprie competenze può contribuire a realizzare concretamente le azioni riportate nel Piano. In questo senso l’auspicio è che i soggetti presenti nei previsti tavoli territoriali “di coordinamento del sistema degli interventi per il contrasto, il trattamento della violenza maschile contro le donne e loro inserimento socio-lavorativo”, tra cui figurano le parti sociali, siano messi in condizione di svolgere al meglio il proprio lavoro.

La Piattaforma Cisl sulla prevenzione della violenza sulle donne e i minori va proprio in questa direzione puntando, oltre che su una corretta applicazione della legislazione vigente in materia, su un’azione concreta di coordinamento, da parte del Governo, delle diverse componenti che agiscono nelle attività di contrasto a questo fenomeno al fine di garantire la prevenzione, la protezione, il recupero e il reinserimento socio-lavorativo delle vittime, fondamentali per una piena riacquisizione della consapevolezza delle proprie potenzialità e il riscatto nella società.