Per superare il Fact Checking… basta dire la verità

Poco meno di 4000 anni fa, il sovrano della Babilonia, Kadashman-Enlil, scrisse al faraone Amenhotep III comunicandogli che non erano stati rispettati gli accordi che, a voce, aveva dato: “Mi hai inviato come dono, l’unico da sei anni a questa parte, trenta mine d’oro che sembravano proprio argento!”. All’epoca non esistevano i mass-media, e nemmeno i giornalisti, ma la verifica dei fatti, quello che oggi si chiama “fact-checking“, è, di sicuro, un lavoro che esiste da molto molto tempo!

Al giorno d’oggi si parla, per l’appunto, di “fact-checking” soprattutto in ambito politico. Il termine è stato coniato negli Stati Uniti attorno al duemila, anche se ci sono molti riferimenti nella lunga tradizione del giornalismo americano del passato. Edward Kennedy, redattore del TIME (un periodico nato nel 1923), in un suo editoriale parlò così del fatto che, nel suo lavoro, le notizie fossero sempre precise, corrette e brevi e che il lavoro fosse impegnativo e poco gratificante e per questo riservato alle donne: “Il controllo delle notizie è visto a volte come un’occupazione monotona e noiosa, ma concepire così questo ruolo è assai sbagliato. Ogni ragazza brillante che si impegni davvero nel problema del controllo dei fatti può passare del tempo in modo molto piacevole e riempire la settimana di momenti felici e occasioni memorabili”. E continuò: “Il punto più importante da ricordare nel controllo dei fatti è che l’autore dell’articolo è il vostro nemico naturale. Sta provando a vedere quanto in là si può spingere senza essere beccato. Ricordate che quando la gente scriverà lettere segnalando errori, sarete voi quelli contro cui si griderà. Quindi proteggetevi…”.

Oggi, il più famoso gruppo di fact-checking, è quello del New Yorker: settimanale in cui anche i fumetti e le vignette vengono verificati: se in una vignetta viene ritratto, ad esempio, un taxi di New York, il gruppo di fact-checking verifica, immediatamente, che il numero di serie dell’auto disegnata sia realmente registrato, e quindi attendibile! Negli anni ’80, praticamente ogni redazione aveva il proprio gruppo di fact-checking e la figura professionale del “controllore” venne sempre più apprezzata. Con la crisi dell’informazione negli anni ’90, fu proprio questo il settore più colpito, che, però, rinacque grazie anche alla diffusione di Internet, che ha reso più accessibile la verifica delle fonti!

Anche l’Italia, negli ultimi anni, sembra aver scoperto il fact-checking, anche se l’attività del fact-checking si è sempre più allontanata dalle redazioni. Un cambiamento, questo, dovuto soprattutto alle nuove tecnologie e al Web e che ha permesso a squadre di bloggers, giornalisti, semplici privati e anche ricercatori universitari, di controllare l’autenticità delle dichiarazioni nei dibattiti politici.

Sono nati nel Web progetti dedicati esclusivamente al fact-checking politico, come “Pagella politica” o “veritometro” (si può trovare nel blog Polis), mentre esistono almeno tre siti di rilievo, dalla produzione costante e molto attivi sui social network, dedicati allo smascheramento delle notizie false (ma senza uno specifico focus sulle dichiarazioni politiche): Butac – Bufale un tanto al chilo, Bufale.net e Debunking.it. In campo medico, invece, ha avuto una grande fortuna il blog del Dott. Salvo Di Grazia: Medbunker.
Tra i progetti più recenti segnalo Factcheckers.it, un’associazione non a scopo di lucro che ha come primo obiettivo la diffusione della “cultura della verifica delle fonti tra studenti, docenti, organizzazioni educative” e che si occupa di divulgazione e formazione, nelle scuole, negli atenei e anche sui media generalisti.

Il 2 aprile 2017 è stata celebrata, per la prima volta, la Giornata Internazionale del Fact-Checking, nella quale sono stati presentati i progetti più eccellenti, per sensibilizzare il pubblico sul fatto che le notizie devono essere affidabili, accurate e verificabili.
Insomma, non possiamo più sapere se l’oro del faraone era realmente oro o semplice argento… Ma oggi sappiamo che in giro per il mondo ci sono diversi “pignoli” che non mancherebbero di distinguere l’oro dall’argento, come il vero dal falso…! Ma non basterebbe, alla fine, dire semplicemente la verità?!