Nell’Eucaristia anticipiamo il Paradiso

Pio X

L’evangelista Luca ci tramanda le parole di Gesù all’inizio dell’Ultima Cena: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione (Lc 22,15).

Qual era il profondo desiderio di Gesù? Era il desiderio di fare il dono di sé stesso, dono reso sacramentalmente presente nella SS. Eucaristia. Infatti la profonda motivazione che guidava l’esistenza di Gesù era l’obbedienza al Padre e il radicale amore per i discepoli, amore che l’Eucaristia continuamente ci manifesta e ci ricorda.

E’ l’amore che guida tutti i comportamenti di Gesù, in quale afferma: nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici… (Gv 15,13-14). Nell’Eucaristia possiamo leggere questo amore che comporta il dare la vitaGiovanni collega l’amore di Gesù ad un segno: lavare i piedi. Per cui quel gesto a sua volta assume un significato quasi sacramentale (cfr Gv 13,1ss). Emerge tutto ciò soprattutto nel dialogo fra Pietro e Gesù: «Signore, tu lavi i piedi a me?» … «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me» (Gv 13,6-8). Aver parte con Gesù significa essere suoi, essere in comunione con lui.

Tutto questo Gesù lo esprime anche con un’altra bellissima espressione dove il riferimento alla SS. Eucaristia è evidente: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui (Gv 6,56). Sì, la vita cristiana è vivere in Gesù: l’Eucaristia è vertice del vivere in Gesù e nello stesso tempo è la sorgente per cui tutta la vita sia un vivere in Gesù.

Il rimanere in Gesù, che è vivere nell’ascolto della sua Parola e nell’obbedienza della fede, permette di portare frutto abbondante: l’Eucaristia, infatti, è la sorgente di una vita contrassegnata dall’amore.

Ma il dono dell’Eucaristia ha anche altri aspetti. Infatti la comunione con Gesù è comunione con il Padre e lo Spirito Santo, per cui celebrare in pienezza l’Eucaristia è fare un tuffo nel cuore della SS. Trinità.  Per questo L’Eucaristia che celebriamo, viviamo e mangiamo, per grazia, può aiutarci a vivere continuamente alla presenza di Dio, rendendoci idonei a pronunciare la parola Abbà, Padre!

Rimanere in Gesù… vivere nel cuore della Santissima Trinità… entrare in una profondissima comunione con Dio… è l’esperienza più sublime che si possa fare.  Se con le nostre poverissime parole volessimo descrivere il Paradiso, lo abbiamo già fatto. Perché il Paradiso non è questione di cibo o di bevanda, ma è comunione con Dio e piena beatitudine nell’essere in comunione con Dio. Nell’Eucaristia stiamo anticipando il Paradiso! Celebrare e nutrirsi dell’Eucaristia è già vivere il Paradiso anche se questo dono inestimabile è contenuto in vasi di coccio.

L’Eucaristia, che ci fa anticipare e vivere il Paradiso, deve essere fonte di gioia. E Gesù afferma proprio questo: Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. … Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,9-11).

Ma c’è un ulteriore passo da fare. Ci viene suggerito ancora da Gesù: Chi mangia di me vivrà per me (Gv 6,57).

Chi mangia di Gesù vive per la forza che Gesù dà. In altre parole Gesù può agire, può trasformare, cambiare, dare un senso nuovo ad una esistenza. Così rinnovata, la vita diventa sempre più conforme a Cristo, fino al punto che San Paolo può affermare: Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20)

Chi in verità si ciba della SS. Eucaristia diventa un uomo che vive la carità e costruisce l’unità. Già San Paolo lo affermava: “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo (1Cor 10,16-17).

L’Eucaristia, dal momento che assimila a Cristo i credenti, crea l’unità: l’unità e la pace fra gli uomini e in particolare l’unità nella Chiesa: l’Eucaristia fa dei credenti un corpo solo. Ecco allora come il rompere la comunione è la cosa più grave che ci possa essere: la Chiesa che è un corpo solo, non può essere lacerata da divisioni provocate da mancanza di umiltà, da superbia, da arroganza, da egoismo, da cattiveria. Nella divisione sta la vittoria di Satana.

E i doni che il Signore elargisce a ciascuno, non sono per il proprio orgoglio o per la propria affermazione. In una visione eucaristica della vita i doni sono sempre per il bene comune e per la edificazione della comunità: per questo, allora, la via migliore di vivere la propria esperienza cristiana è quella della carità: Tutto si faccia tra voi nella carità (1 Cor 16,14).