Curva del Pil e del lavoro come riferimento: la scelta decisiva del governo Meloni

C’è molta attesa per il nuovo Governo presieduto per la prima volta da una donna, Giorgia Meloni. La Presidente sta dimostrando una energia e un decisionismo non comune.

Per chi scrive, la dichiarazione secondo la quale la Presidente del Consiglio non seguirà la curva dei sondaggi ma bensì la curva del PIL e del lavoro rappresenta una scelta decisiva perché dal 1994 a oggi il Paese è cresciuto ad una media di 0,8 punti all’anno, un ritmo troppo basso per ridurre il Debito Pubblico e per creare nuovi posti di lavoro. Tanto è vero che al Sud la disoccupazione è cresciuta di mezzo milione di posti e al Nord abbiamo l’alta disoccupazione giovanile a Torino e l’aumento della povertà come mai dal dopoguerra.

Avere come riferimento la curva del PIL e del Lavoro vuol dire accelerare gli investimenti nelle infrastrutture, a partire dalla TAV, vuol dire difendere la nostra industria perché è quella che ci dà 3/4 delle esportazioni, vuol dire investire in innovazione e in digitalizzazione, vuol dire diminuire il costo della energia, avendo il coraggio di diversificare e di studiare anche il nucleare, vuol dire ristrutturare il fisco diminuendo il peso sul lavoro, perché negli ultimi vent’anni il potere d’acquisto dei salari è diminuito.

Creare nuovi posti di lavoro grazie alla competitività delle nostre aziende e alla maggiore attrattività dei nostri territori. L’Italia ha bisogno contemporaneamente di avere aziende più competitive per vendere di più all’estero e nello stesso tempo di attrarre investimenti esteri che ci spingano nella innovazione e verso la modernità.

Un problema sarà contemperare la scelta occidentale e atlantica e la necessità del nostro Paese di commerciare e vendere i nostri prodotti in tutto il mondo. Senza la crescita delle esportazioni, negli ultimi dieci anni avremmo avuto un PIL negativo. L’Africa sarà il continente su cui puntare gli obiettivi politici e economici.

Avere come riferimento la curva del PIL e del lavoro vuol dire misurare gli effetti delle scelte politiche e delle riforme almeno annualmente. I numeri sono impietosi e servono alle aziende per migliorarsi se i propri amministratori sanno leggerli bene e per tempo, così per la politica e per il governo del Paese.

Occorre crescere di più perché la maggiore crescita economica oltre a creare nuove occasioni di lavoro, genera le risorse per gli investimenti nella ristrutturazione delle nostre periferie urbane che oggi paiono luoghi figli di un Dio minore con grandi problemi di sicurezza e di povertà. Perché, voglio ricordarlo, negli ultimi dieci anni governati dalla attuale minoranza è aumentata la povertà e la emarginazione. A Giorgia Meloni tanti auguri e tanta simpatia.