Cosa succede se cade la Raggi

Iuella di domani potrebbe essere una data importante per la politica italiana, non solo per Roma. Perché al di là di quanto prevede il cosiddetto “codice etico” dei Cinque Stelle, un’eventuale condanna penale del sindaco di Roma, Virginia Raggi, per falso nella vicenda della promozione di Renato Marra a capo dell’ufficio Turismo aprirebbe diversi scenari.

Le ipotesi sul tavolo prevedono le dimissioni della stessa prima cittadina, volontarie o a seguito di una possibile consultazione tra gli iscritti M5s su Rousseau sul suo futuro; una sua uscita dal Movimento con proseguimento del mandato senza simbolo, a cui però dovrebbe seguire una mossa analoga di almeno 25 dei 28 consiglieri capitolini pentastellati. Oppure una sua sospensione dall’incarico con Palazzo Senatorio affidato al vicesindaco all’insegna della continuità dell’amministrazione.

Quest’ultima è l'ipotesi che piace meno ai grillini. Luca Bergamo, titolare anche dalla delega alla Crescita culturale, negli  ultimi quattro anni è stato il segretario generale di Culture Action Europe (Cae), la più autorevole rappresentanza del settore culturale e museale in Europa. Troppo vicino, se non addirittura organico, al mondo della sinistra romana che in quell’area ha sempre avuto il proprio serbatoio di voti. Difficile pensare a lui come prosecutore dell’azione della Raggi.

Insomma, tante le ipotesi al vaglio, ma poche le certezze. Inutile aggiungere che la ridda di voci su una nuova possibile campagna elettorale per il Campidoglio – sarebbe la terza negli ultimi cinque anni – non aiuta affatto la stabilità del governo della città. La quale, invece, avrebbe bisogno di una cura da cavallo. Forte e prolungata nel tempo. Però le manovre in corso, soprattutto quelle sottotraccia, delineano coordinate diverse da quelle a tutti fornite quotidianamente dalle cronache romane.

E se Carlo Calenda ha pensato bene di tirarsi fuori dalla gara e Giorgia Meloni gira alla larga dal Campidoglio come non ha mai fatto in vita sua, temendo di bruciarsi definitivamente, Salvini ci pensa eccome. Tra una mano tesa sul lavoro comune tra Viminale e Campidoglio e una dichiarazione critica, il leader del  Carroccio prova ad allargare le difficoltà dell’amministrazione romana M5s, lasciando intendere che la Lega – dopo aver ottenuto il 10% in tutte le periferie cittadine alle ultime elezioni politiche – stavolta sarebbe pronta a puntare direttamente alla poltrona del sindaco. I nomi ci sono anche, da Barbara Saltamartini a Fabrizio Santori, passando per altri esponenti della Lega pronti a battersi per la causa romana. La realtà per ora parla di un gruppo in Assemblea Capitolina con un solo consigliere, passato al Carroccio dopo essere stato eletto con Fratelli d’Italia.

Per accendere le schermaglie elettorali può bastare, visto che il principale gruppo di opposizione, il Pd, sembra fuori dai giochi nella ipotetica corsa al Campidoglio del prossimo anno a meno che non spunti a sorpresa il nome di un candidato che sappia mettere d'accordo tutti. La gestione del Comune, la direzione di marcia della politica romana per il 2019, i futuri rapporti tra i due alleati di governo Lega e M5S: tutto dipenderà dalla tanto attesa sentenza del 10 novembre.

La frequenza ormai quotidiana delle schermaglie verbali tra Lega e M5s su come andrà guidata l'amministrazione capitolina fa chiaramente capire come la contesa per la Capitale rischi di trasformarsi nell'ennesimo fronte polemico per la maggioranza. Dalle uscite sul presunto immobilismo della giunta sulle buche, alla passeggiata per le vie del quartiere San Lorenzo nei giorni successivi alla morte della sedicenne Desiree Mariottini – drogata e violentata da un gruppo di extracomunitari – fino agli endorsement per Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia, Salvini non ha risparmiato critiche al Campidoglio firmato 5 Stelle. Lo fa sapendo che la Lega, in ascesa in tutti i sondaggi, sarebbe l'unica formazione che non avrebbe nulla da perdere da un eventuale ritorno alle urne nella Capitale.

Fratelli d’Italia e Pd, creando uno strano caso, temono invece le elezioni anticipate. Nessuno dei due partiti ha mezzi, uomini e idee per affrontare la campagna d’inverno per Roma. E la Raggi? Lei fa sapere di essere “tranquilla” e “serena” in vista della decisione del giudice mentre i suoi avvocati non escludono addirittura che possa fare “dichiarazioni spontanee” nell'udienza del 9 novembre quando, prima della requisitoria del pubblico ministero, sarà sentita come testimone Carla Romana Raineri, capo di Gabinetto in Campidoglio per 32 giorni fino alle sue dimissioni spiegate nel dettaglio in un lungo esposto consegnato a suo tempo ai magistrati.