Coronavirus, cambio dell’agenda europea

L’emergenza da nuovo coronavirus ha mischiato le carte delle priorità dell’Unione Europea. Il problema di fondo è che, se da una parte l’Ue segue una necessaria e inevitabile pianificazione, dall’altra c’è la realtà che irrompe, con una situazione improvvisa che altera profondamente tutte le gerarchie dell’Unione. Bruxelles sta assistendo allo scoppio di un’epidemia che ha coinvolto due fra i Paesi membri più popolosi, come Italia e Francia.

Un tipo di situazione come questa è inevitabile che porti ad adeguate misure. Non è facile per una Commissione che si deve amalgamare: i commissari devono mostrarsi all’altezza e, al di là della questione degli italiani visti come untori, si dovrà fare i conti con tutta una serie di problematiche che via via sopraggiungeranno.

Il punto è che si parla di solidarietà, ma c’è uno Stato membro che si trova a dover gestire l’emergenza con misure stringenti. L’Europa non potrà solo guardare. L’escalation di questa malattia non riguarda un pugno di Stati, ma tutta l’Ue, per cui si tratterà di mettere insieme le menti migliori. Il problema, piuttosto, sarà quello di mettere da parte le priorità dell’agenda europea per ora.

Sono corrispondente a Bruxelles e, poiché vengo da Milano, non mi è consentito di entrare in alcuni palazzi. Ma il punto non è bloccare uno piuttosto che un altro: abbiamo visto l’aumento di casi in Vestfalia, per esempio. Per la seconda volta nella storia, è stato deciso che non si farà la sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, ma a Bruxelles. Non sarà la sola e ultima decisione un po’ drastica. C’è una minaccia invisibile di fronte alla quale non c’è soluzione. Bisogna avere sangue freddo, però tenere la guardia alta. Di fronte all’incertezza non saranno che necessarie misure, per così dire, draconiane. Anche a livello europeo.