Contro l'eutanasia, una sola voce cattolica

E'a tutti evidente che stiamo vivendo un momento storico di grande confusione e incertezza. Istanze opposte, socioculturali e politiche, si stanno agitando nel nostro Paese, e diventa sempre più difficile orientarsi ed imboccare la strada giusta per chi, come noi, si è assunto il compito di tutelare valori fondanti come la vita, la famiglia e la libertà educativa. Il tema all’ordine del giorno sono le leggi sul cosiddetto “fine vita”. In concreto, il nodo da sciogliere è rappresentato dalla risposta che la Consulta ha richiesto al Parlamento, fissando addirittura una scadenza temporale (24 settembre prossimo), su come può comportarsi il cittadino italiano di fronte alla propria morte. Mentre fino a ieri, la morte era l’evento naturale che attende ciascuno di noi, senza darci preavviso di quando verrà a visitarci, oggi il delirio di onnipotenza che sta connotando la nostra società, imponendo che ogni aspetto della nostra vita sia sono il dominio assoluto della propria autonoma volontà, pretende che anche l’evento morte sia programmabile attraverso strumenti che lo Stato può e deve metterci a disposizione: eutanasia e suicidio assistito.

E’ un esempio – ma ahinoi ce ne sono numerosi altri e non meno dannosi – in cui “diritto naturale” e diritto positivo si confrontano, nella prospettiva che il primo venga fagocitato dal secondo. E’ noto che il “casus belli” è rappresentato dal processo a Marco Cappato, esponente del movimento radicale, imputato di aver violato l’articolo 580 del C.P, quello dell’istigazione ed aiuto al suicidio, nella vicenda che ha visto la morte di DJ Fabo. Ma, com’era prevedibile, la questione si è allargata coinvolgendo la revisione della legge 219/17 sulla Disposizioni Anticipate di Trattamento, che – contemplando evidenti disposizioni di carattere eutanasico – ha aperto la porta anche al diritto di aiuto al suicidio, nel caso in cui il soggetto che ha deciso di suicidarsi non è in grado di farlo in autonomia e richieda l’aiuto di un terzo. E’ una brutta, anzi orribile, storia e non ci consola per nulla constatare che l’avevamo prevista e pubblicamente dichiarata, denunciando che solo la volontà mistificatoria del legislatore che ha scritto e voluto una legge tanto iniqua quanto inutile non poteva (voleva!!) ammettere. Ora, però, è il tempo di fare un grande sforzo, nell’intento di trasformare il male in bene, che rimane “opus divinum”, ma che richiede la collaborazione di ogni credente.

Vorrei spiegarmi bene e, dunque, proviamo ad elencare le opportunità che abbiamo il dovere di cogliere senza indugio. Innanzitutto, su questo tema tanto delicato e sensibile sul piano etico e sociale, abbiamo il dovere di parlare con una voce sola, trovando una grande unità, non solo formale, da parte di tutto il variegato mondo delle associazioni cattoliche, unite ai propri Pastori, facendo tesoro del recentissimo incoraggiamento ricevuto dal Santo Padre Francesco, che ha dichiarato la sua lucida condanna dell’eutanasia che “non è una forma di libertà di scelta”. In questa direzione, il prossimo primo passo è decisamente positivo: mercoledì 11 settembre, a Roma, quasi 40 associazioni si incontreranno con il Presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, ribadendo sia la condanna della cultura dello scarto e di ogni forma di morte provocata e legalizzata, sia la promozione della cultura della vita, con un forte incoraggiamento alla medicina palliativa, vero antidoto all’eutanasia/suicidio assistito e virtuosa “terza via” fra accanimento terapeutico e brutalità eutanasiche.

C’è la volontà da parte di tutti, organizzatori e partecipanti, che questo appuntamento possa essere un primo passo nella direzione della difesa della vita in tutte le sue declinazioni, dal concepimento alla morte naturale. Un secondo e più delicato aspetto è la conferma del ruolo centrale del Parlamento. Il travagliatissimo momento politico che stiamo vivendo non consente oggettivamente di rispettare la scadenza del 24 settembre. Proprio in questi giorni, rispondendo a chi chiedeva elezioni subito, ci è stato detto che spetta al Parlamento “sovrano” il compito di trovare una maggioranza di governo, dando così vita ad una coalizione (con tutte le criticità che conosciamo) che ora deve dimostrare di crederci davvero alla centralità del Parlamento, evitando che sia una Corte di giudici, per quanto la più autorevole, a decidere se suicidio ed eutanasia debbano entrare a far parte dei costumi del popolo italiano.

Sul piano pratico significa che si chiede al Presidente del Consiglio di inviare alla Corte Costituzionale un pressante “invito” a procrastinare “sine die” una sentenza che mettendo di fatto fuori gioco il Parlamento ne annullerebbe la potestà legislativa che gli compete. Un altro aspetto vale la pena di focalizzare. L’11 settembre tutti i parlamentari sono invitati ad essere presenti, in modo particolare quelli di “appartenenza” cattolica, con la speranza che abbiano la “bontà” o la “buona educazione” di ascoltare quanto ha da dire quello che dovrebbe essere il loro popolo di riferimento, pastori e laici: “NO” al suicidio assistito e NO all’eutanasia. E’ l’occasione per un appello alle loro coscienze cristiane e alle radici della loro appartenenza cattolica, che dovrebbero avere un’inequivocabile precedenza rispetto a logiche di partito o di convenienza politica. Mi rendo ben conto che dalle leggi su divorzio e aborto ad oggi non si è brillato per coerenza e onestà, ma osiamo sperare che ci sia oggi la possibilità di emendarsi, dando inizio ad una nuova stagione. Non si può dirsi interisti e tifare perché vinca la Juventus; non si può dirsi cattolici e bruciare l’incenso a “cesare”; non si può credere alla vita e legalizzare il “diritto” alla morte.