Contro la burocrazia solo chiacchiere

Verona

marmo_raffaeleLa lotta alla burocrazia – da lui stesso proclamata come «violenta» – è stata per mesi uno dei più efficaci cavalli di battaglia di Matteo Renzi. E come dargli torto? Ma, se dopo nove mesi di governo, non c’è un solo riscontro positivo su quel fronte, in termini di miglioramento dei servizi pubblici per i cittadini, le famiglie e le imprese, allora sarebbe opportuno che il premier cominciasse a chiederne conto al ministro Marianna Madia.

A lei è stato affidato l’incarico di disboscare procedure, eliminare sprechi e duplicazioni, tagliare poltrone inutili, dannose e costose, mettere in moto meccanismi e processi di innovazione, valorizzazione delle risorse umane, definizione delle responsabilità dirigenziali (e non solo). In poche parole: riformare al meglio la Pubblica amministrazione, farla uscire dall’Ottocento e farla girare come una macchina del Terzo Millennio.

E’ stata veloce, in verità: in poche settimane, dopo ampia consultazione via mail, da Palazzo Vidoni sono usciti un decreto legge e un disegno di legge-delega. Il tutto presentato e benedetto come «Riforma Madia», all’insegna della cosiddetta staffetta generazionale. Peccato che i fatti, come spesso accade, si sono incaricati di smentire la propaganda. E, cadute le polveri, tanto più a distanza di tempo, quel che rimane ha ben poco a che fare con il concetto di riforma. Parliamo di un decreto legge con misure eterogenee, interventi a margine o dall’impatto limitato, se non per alcune categorie: c’è qualche novità che ha semplificato la vita delle persone nel loro quotidiano rapporto con gli uffici pubblici? Non crediamo. Non solo. Il provvedimento ha previsto deroghe per regioni ed enti locali in materia di assunzioni e ha introdotto l’ennesima norma sulla mobilità dei dipendenti che non sappiamo da chi e come verrà utilizzata.

Ma la «Riforma Madia» – si obietterà – è anche la delega: anzi, è lì la vera portata dell’innovazione per la Pubblica amministrazione. Tanto per cominciare, se mai produrrà qualche beneficio, lo produrrà non prima di due anni: tra approvazione parlamentare nel 2015, decreti legislativi, regolamenti, circolari.Ma, a ben vedere che cosa c’è dentro, come non rilevare che ci sono materie, come il superamento dell’uso della carta, che non hanno bisogno di essere inserite in un principio di delega. Sono atti di gestione.

La stessa cosa vale per la gestione associata dei servizi strumentali, l’uso di software aperti, la banca dati dei dirigenti, il sistema informativo sulle assunzioni, la rilevazione delle competenze dei lavoratori pubblici, le misure organizzative di conciliazione dei tempi di vita con i tempi di lavoro e i concorsi unici: si tratta, insomma, di operazioni per le quali è sufficiente una circolare. Se si ricorre alla legge-delega e ai decreti legislativi e poi ai decreti ministeriali, queste cose le vedremo nel 2020, mentre le avremmo dovute avere già dieci anni fa. Ma, come dire, siamo nella tradizione: anche la cosiddetta «Riforma Madia» avrà l’effetto di progettare norme e rinviare il cambiamento. Altro che lotta «violenta» alla burocrazia.