Come potrebbe cadere il governo

E ora che il conto alla rovescia per i vitalizi è terminato, venerdì scorso i parlamentari hanno messo in cassaforte la loro pensione, è iniziato quello per le elezioni. Quand’è che si andrà a votare? La Costituzione stabilisce che Camera e Senato sono eletti per cinque anni. Tuttavia, nel caso in cui si verifichi una crisi di governo, con la rottura del rapporto di fiducia tra esecutivo e Parlamento, se non si riesce a trovare una nuova maggioranza a sostegno di un nuovo governo, il presidente della Repubblica scioglie le Camere e si tengono le lezioni anticipate. In caso di scioglimento anticipato delle attuali Camere senza la riforma della legge elettorale, si andrebbe a votare col testo uscito dalla sentenza della Consulta: un proporzionale senza premio di maggioranza. E questo non sembra preoccupare nessuno. Il nodo, semmai, è il casus belli per far cadere il governo. Il dibattito sullo Ius Soli, che in Senato non ha i numeri per essere approvato, legittima più di un dubbio. Certo, che il governo possa cadere proprio su questo tema appare improbabile ma con le tensioni che agitano il Pd, alimentate ad arte dal segretario Matteo Renzi, tutto è possibile. E anche i sonni agitati del Movimento 5 Stelle inducono a pensare che il ricorso alle urne non sia una necessità solo per la sinistra. L’ultima uscita di Beppe Grillo è un segnale forte per tutti: “Il candidato premier M5S sarà anche il designando capo della forza politica, che depositerà il programma elettorale sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle per le prossime elezioni”. Ad affermarlo, con un post sul suo blog è stato lo stesso guru grillino, annunciando anche le regole per la selezione del candidato pentastellato alla presidenza del Consiglio. Un punto che sta provocando qualche malumore tra i parlamentari del Movimento, alla luce di una possibile sovrapposizione tra i ruoli di Beppe Grillo – riconosciuto dal regolamento come capo politico – e quello del futuro frontman 5 Stelle per la corsa verso Palazzo Chigi, che vede in pole Luigi Di Maio, candidatosi ufficialmente alle primarie. Sullo sfondo il timore che Grillo possa fare un passo indietro (dopo quello “a lato”) dalla gestione politica del movimento, lasciando campo libero al candidato premier. Magari in vista di elezioni anticipate, possibili dopo lo scavallamento della data per i vitalizi. E i segnali che arrivano dal centrodestra portano nella stessa direzione. Antono Tajani, tornato al centro di Forza Italia, nei giorni scorsi ha parlato di “piena sintonia” con Sergio Mattarella su Libia e lotta al terrorismo. Ma anche sollievo nel vedere il cambio dei toni della Lega nei confronti dell’Ue. Quindi l’appello a chiunque vinca le prossime elezioni ad assicurare all’Italia un ruolo di protagonista a Bruxelles. Argomenti da campagna elettorale, usati a Fiuggi e rimarcati da Silvio Berlusconi, e non capitoli per un semplice convegno. Tajani, in materia, sembra avere le idee chiarissime. Tanto che ha lanciato un appello a tutte le forze politiche in lizza alle prossime elezioni politiche, considerate imminenti. “L’Italia deve essere più presente in Europa. Chiedo che chiunque vinca le elezioni e vada al governo assicuri che l'Italia sia protagonista a Bruxelles. Dopo le elezioni tedesche”, sottolinea Tajani, “partirà in Europa una fase costituente, o meglio ricostituente. Un processo che non può essere solo franco-tedesco ma deve essere anche italo-spagnolo”. E per essere protagonisti al tavolo occorre un governo capace di giocare, avendo davanti a se una strada aperta e non un percorso stretto. Il punto di rottura, arrivati a questo punto, potrebbe essere la legge di Bilancio. Una volta approvata, magari mettendoci dentro le cose più impopolari, ognuno avrà aggio a dire che è il momento di rendere la parola agli italiani. Ai quali, in verità, è stata tolta per troppo tempo. Sulla scacchiera istituzionale le mosse delle pedine strategiche per dare scacco al Re sarebbero già delineate. E a muovere cavallo e Alfiere sarebbero i presidenti delle Camere, oltre al Capo dello Stato e al premier. Secondo i rumors Sergio Mattarella potrebbe suonare la fine della ricreazione al massimo per la Befana, cosicché torneremo alle urne in marzo (prima data utile domenica 4). Molto dipenderà anche dal risultato della consultazione siciliana dove gli equilibri nazionali potrebbero essere rimessi in discussione. Certo è che nulla è fermo e tutto è in movimento. Come vuole la tradizione della politica nostrana, in modo da non rendere troppo tranquilla la vita dell’italiano medio. Se il cittadino elettore si distrae troppo alla fine perde il Palazzo, non il Paese….